Le norme parlano chiaro, eppure a Catania sembra che qualcuno non stia alle regole. Ci siamo finti interessati a conoscere la procedura per presentare le firme e abbiamo visto moduli in bianco sottoscritti da decine di persone. Erano quelli per la lista di Riccardo Pellegrino ma, pare, non solo. «Forse mi ritiro», dice. Guarda il video
Comunali 2018, liste sottoscritte ma senza candidati «Alcuni fanno così, spesso cambiano nomi all’ultimo»
«Ciascun elettore non può sottoscrivere più di una dichiarazione di presentazione di lista. Di tutti i candidati deve essere indicato cognome, nome, data e luogo di nascita». Le norme per le elezioni amministrative pubblicate dall’assessorato regionale alle Autonomie locali parlano chiarissimo. Quando una lista – che non è già presente all’Assemblea regionale siciliana – vuole proporsi per amministrare una città deve presentare un elenco di firme, o sottoscrizioni, dei cittadini. E gli elettori, nel momento in cui firmano, devono conoscere i candidati al Consiglio comunale e l’aspirante sindaco di cui stanno proponendo la presentazione. Eppure, al Comune di Catania, qualcosa sembra andare diversamente. Ci siamo finti interessati alla presentazione di una lista, e siamo andati all’ufficio elettorale di San Leone a chiedere informazioni. Per spiegarci i passaggi burocratici da esaudire ci è stato preso un faldone a caso: quello relativo alla lista Un cuore per Catania, il cui referente è il controverso consigliere comunale Riccardo Pellegrino, recentemente salito – di nuovo – agli onori delle cronache per un’inchiesta a suo carico per voto di scambio.
L’ufficio in cui ci siamo presentati è quello deputato all’estrazione dei certificati elettorali e ieri, data in cui è stata registrata la conversazione che pubblichiamo, non era ancora stata depositata ufficialmente nessuna delle liste per il Consiglio comunale o per quelli circoscrizionali. I passaggi burocratici sono un po’ complessi, perciò proviamo a semplificarli: quando si decide di presentarsi con una lista non pre-esistente alle elezioni amministrative, bisogna raccogliere un certo numero di firme. Cifra che cambia se si tratta di senato cittadino o municipalità. Le firme devono essere autenticate da una persona che ha dato la sua disponibilità a farlo e che risponda ad alcuni requisiti: può assolvere a questo compito, per esempio, un consigliere comunale in carica. Una volta che le firme ci sono, bisogna cominciare a raccogliere la documentazione da presentare all’ufficio elettorale per ufficializzare le candidature. Tra i documenti che servono, ci sono anche i certificati elettorali che attestano che i cittadini che hanno sottoscritto le liste siano effettivamente elettori di quel Comune o della municipalità per cui hanno firmato.
Nel centro direzionale di San Leone, vengono estratti i certificati elettorali. A quei dipendenti non è necessario mostrare l’elenco delle sottoscrizioni, basta una lista di nomi, date di nascita ed estremi delle carte d’identità. Si potrebbe presentare, quindi, anche un foglio redatto ex novo. Ma trattandosi di centinaia di nominativi, è prassi portare la fotocopia delle liste delle sottoscrizioni. Ed è così che si scopre che proprio quel passaggio viene svolto senza un requisito fondamentale previsto dalla legge: nomi, cognomi, date e luoghi di nascita di chi si candida in quella lista. «Non sono quelli gli elenchi che ci servono a certificare le liste – replica Antonella Liotta, segretaria generale del Comune di Catania e responsabile per l’Anticorruzione – Le sottoscrizioni che devono arrivare direttamente a me devono contenere anche i nomi dei candidati, altrimenti non è possibile presentare niente».
In altri termini: se chi raccoglie le firme lo fa in modo non corretto, il Comune non può verificarlo in questa fase. Può farlo soltanto dopo, quando valida le firme e controlla che siano originali, raffrontandole con quella apposta sulla propria carta d’identità da ciascun cittadino. Ma se un dipendente comunale riceve la fotocopia della sottoscrizione e vede che non c’è l’elenco dei consiglieri, che deve fare? «Non è compito suo accertarne la regolarità». Così il lavoratore con il quale abbiamo parlato negli uffici di San Leone ammette che «alcuni stanno facendo così». Cioè permettendo sottoscrizioni a cittadini che non sanno chi si candiderà. «Questo, però, è un problema del cittadino – risponde Liotta – Chi è che darebbe una fiducia in bianco di questo tipo?». Evidentemente sono in molti. Se è vero, quantomeno, che il problema con le liste del Consigliere comunale Riccardo Pellegrino riguarda, allo stato attuale delle conoscenze, anche altri aspiranti candidati sindaci. A esclusione, a quanto sembra, almeno di Emiliano Abramo: di È Catania, scopriamo negli uffici, non è ancora stato richiesto nessun certificato elettorale.
«Io non so nulla», risponde a MeridioNews il candidato Pellegrino, raggiunto telefonicamente. «Non sono tenuto a darle nessuna informazione», continua, prima ancora di ascoltare la domanda. Poco dopo, però, sceglie di replicare. «Non mi sono occupato io delle liste, non so neanche chi siano i miei candidati». Ma negli elenchi di firme che sono stati raccolti, i nomi dei candidati consiglieri c’erano? «Certamente». Pochi minuti dopo, però, Pellegrino richiama: «Ho parlato con chi se ne occupa – aggiunge – Le firme ancora non sono complete, e neanche le liste dei candidati». Ma se i nomi dei candidati non ci sono, su cosa firmano i cittadini? «Ci sono alcuni nomi, forse. Mi pare che siano 32… Poi si aggiungono gli altri». E se è illegale? «Lo so che è illegale e che non si può fare, ci mancherebbe… Ma può essere che mi ritiro, non lo so. Vedrò in queste 24 ore».