Si può fare dei videogame una professione e per di più in Sicilia? Sì, secondo i creatori del Dev-Lab, primo corso di game development del Sud Italia: organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Matematica e Informatica dell'Università di Catania, darà agli studenti anche la possibilità di fare degli stage in aziende affermate, tutte del Mezzogiorno. Il sogno? Inaugurare un vero e proprio percorso formativo
I videogiochi sono il mio mestiere
Si può diventare “professionisti nello sviluppo dei videogame” a Catania? «Certo che si può»: Daniele Calleri, ventitreenne studente di Informatica non ha dubbi. E per questo, non appena ne ha avuta l’opportunità, si è iscritto al Dev-Lab, il primo corso professionale dedicato allo sviluppo dei videogame del Sud Italia. Iniziato il 27 giugno, il corso è stato realizzato da E-Ludo Interactive in collaborazione con il Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania. 150 ore intensive di lezioni mirate su argomenti che spaziano dalla grafica all’animazione, dalla modellazione 3D alla musica, senza dimenticare la programmazione, vero punto cardine del corso.
Daniele ha colto l’opportunità di partecipare al Dev-Lab al volo, anche grazie a una borsa di studio offerta dal dipartimento di Informatica (i corsi di laurea in Informatica sono all’interno della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali) per partecipare che copre 600 dei mille euro richiesti. Del resto lui è un vero appassionato, programma da quando andava al liceo. Ed è quindi ben consapevole delle difficoltà che incontra chi vuole operare nel settore dei videogame senza una valida guida. «Le capacità che deve avere un programmatore di videogiochi sono ampie: devi essere uno sviluppatore software in senso ampio, devi avere elasticità mentale, diverse competenze in grafica e animazione, altrimenti non si può nemmeno iniziare».
Alla fine del corso bisognerà produrre un prototipo di videogame in 3D, prima di andare a seguire degli stage presso aziende del settore, a settembre. Bastano 150 ore per diventare esperti? No, ma, secondo Daniele, quest’esperienza è innanzitutto «una buona opportunità per creare un network di persone nuove e amicizie in questo campo».
Creare punti di riferimento per i numerosi giovani appassionati è un po’ l’obiettivo di E-Ludo Interactive, piccola società di sviluppo di videogame che da startup è diventata oggi un riferimento nazionale grazie alla Global Game Jam, organizzata per la prima volta in Italia nel 2010. L’esigenza di fare lo step successivo, ci spiega Ambra Bonaiuto di E-Ludo, è venuta quasi naturalmente: «Stiamo dando le basi – dice – dopo la Global Game jam ci siamo accorti che erano in molti a voler approfondire le conoscenze nel settore. Il resto lo farà la pratica e la passione personale, iniziando dai laboratori del corso e dagli stage presso le aziende che collaborano con noi».
Il profilo dei partecipanti è simile a quello di Daniele, spiega Bonaiuto: «Sono tutte persone che hanno già esperienza, del resto abbiamo “consigliato” l’iscrizione al corso solo a chi aveva già delle competenza base in programmazione ad oggetti e C++ in particolare. I corsisti sono 9, tutti uomini, il più giovane ha 17 anni e frequenta ancora la scuola, mentre il più grande ha 36 anni e lavora nel settore. Ma la maggiorparte sono studenti di Informatica, grazie anche alle 5 borse di studio da 600 euro messe in palio dalla facoltà. Il costo non è altissimo, ma ha permesso di avere corsisti molto motivati».
Peculiare il profilo dei docenti: «Essendo un corso organizzato in Sicilia sono tutti del Sud Italia – spiega Bonaiuto – Giuseppe Navarria, che terrà più lezioni sulla programmazione a basso livello, ad esempio ce lo invidia tutta Italia, nonostante sia poco più che ventenne. Il corso è stato inaugurato da Salvo Mica che ha parlato di cultura del videogioco, poi è stata la volta del prof. Sebastiano Battiato che si è occupato di “human tracking”. Gli altri docenti sono il prof. Giovanni Gallo di Pyton e Pygames, Manlio Greco della Drakkar, azienda di Catania, che si occupa di programmazione su Unity, un software per realizzare prototipi, Dario Passarielo di Palermo che si occuperà di modellazione 3d con Autodesk. Infine, Federico Castronuovo, meglio conosciuto come Werto, che si occuperà della parte musicale, e Antonio Maria Vinci grafica 2D».
Daniele Calleri ci svela che è Drakkar il luogo in cui sogna di svolgere il laboratorio: «Li conosco e li ammiro per il loro lavoro» ma gli studenti avranno anche altre buone opportunità: «Come i docenti anche le aziende sono tutte del Sud Italia, siciliane in particolare, tranne PM Studios che ha sede in Puglia. Drakkar Dev, E-Ludo Interactive e A-Tono hanno sede a Catania, mentre Napsteam è di Messina. Sono cinque aziende in totale, e i corsisti verranno “smistati” tra queste cercando di conciliare le richieste con la disponibilità delle aziende. In ogni caso gli stage, di 100 ore, inizieranno tutti dal primo settembre in poi».
Oltre alle aziende, la collaborazione fondamentale è venuta dalla facoltà di informatica, che ha fornito le aule per le lezioni e ha assegnato cinque borse di studio. Inoltre due docenti della facoltà insegnano nel corso. In tempi di austerity, un’apertura significativa: «La collaborazione con la facoltà è nata semplicemente chiedendola, e da subito ci siamo trovati moto bene – racconta Ambra Bonaiuto – Ci hanno accolto a braccia aperte. Dare una disponibilità del genere significa che la facoltà è aperta a queste iniziative che permettono di avere un primo contatto con la professionalità. Oltre alle aule e alle borse di studio per gli studenti è stato introdotto un incentivo di 6 crediti formativi per il corso e altri 3 crediti per gli stage. In particolare poi il professore Gallo è stato fin da subito un nostro importante punto di riferimento, disponibilissimo e anche propositivo: con lu stiamo già parlando delle successive edizioni, e magari di fare le cose più in grande». Per esempio? «Intendo qualcosa come il master in videogame di Verona che è già alla seconda edizione ed ha avuto molto successo, con 600 ore ed esperti del settore che vengono da tutta Italia. Ma costa molto di più. Il sogno sarebbe quello di fare addirittura un corso di studi in game development. Per ora si è iniziato a parlarne, si tratta solo di idee. Vediamo come andrà il corso, che è una novità assoluta. Anche se è un ambito in cui c’è molto entusiasmo, è sempre complicato organizzare qualcosa di nuovo in una città come Catania».