Il tribunale ha deciso di nominare un commissario giudiziale per appurare la regolare esecuzione dei contratti e capire i legami che ci sarebbero tra il personale della ditta specializzata nei trasporti marittimi e i burocrati che, negli anni passati, hanno gestito gli iter che avrebbero favorito gli armatori trapanesi
Liberty Lines, comissariata la società dei Morace «Per fare chiarezza sui rapporti con la Regione»
Fare luce sui rapporti tra la Liberty Lines e la Regione. È questo l’obiettivo perseguito dal tribunale di Palermo che, accogliendo la richiesta della procura, ha nominato un commissario giudiziale ed emesso un’ordinanza interdittiva nei confronti della società di trasporti marittimi. Il provvedimento, eseguito dai carabinieri del nucleo investigativo di Palermo e Trapani, è propedeutico a creare le condizioni per esaminare i contratti vigenti, «accertando l’eventuale presenza di clausole produttive di profitti ingiusti per la società di navigazione» nonché verificarne la corretta esecuzione. Intento degli inquirenti anche capire se ci siano interessi anomali e legami familiari tra il personale della società e i burocrati che hanno avuto un ruolo nell’aggiudicazione dei contratti.
I sospetti degli inquirenti nascono da ciò che è emerso nell’inchiesta Mare Monstrum e, nello specifico, sul presunto sistema corruttivo che avrebbe portato a Vittorio Morace, e al figlio Ettore, a ottenere vantaggi nella gestione delle procedure per l’affidamento dei servizi di trasporti verso le isole minori della Sicilia. I magistrati palermitani ritengono che Morace avesse stretto un patto con la dirigente Salvatrice Severino, che avrebbe portato anche a un’erogazione di dieci milioni di euro a titolo di compensazioni finanziarie per prestazioni che però non sarebbero state mai rese dalla Ustica Lines spa, altra impresa riconducibile a Vittorio Morace. In cambio Severino avrebbe ottenuto beni di lusso e l’assunzione della figlia.
Ma nelle carte dell’inchiesta sono finiti diversi nomi illustri. Dall’ex primo cittadino di Trapani e deputato di Forza Italia, Mimmo Fazio, alla ex parlamentare nazionale Simona Vicari, fino all’ex presidente Rosario Crocetta, che si è sempre difeso dalle accuse di corruzioni che riguarderebbero un presunto finanziamento da parte di Morace del movimento politico dell’ex governatore. «Sarei il primo presidente della Regione che prende una tangente con un bonifico», commentò l’anno scorso in conferenza stampa Crocetta.
Aggiornamento del 6 marzo 2023
In relazione all’accusa di corruzione, nel 2019 il gup del Tribunale di Palermo ha deciso il non luogo a procedere nei confronti di Vittorio Morace. Nel 2021 i giudici della sezione misure di prevenzione di Palermo hanno disposto il dissequestro dei beni dell’armatore, per 10 milioni di euro, sequestrati dalla Dia.