Con un post il giovane ha raccontato di essere stato scambiato per un mendicante e di essere stato allontanato. I gestori dell'attività si erano comunque scusati e avevano offerto di pagare il conto. Ma il ragazzo ha preferito declinare. «Se fossi bianco non mi avrebbero chiesto di uscire»
Denuncia su FB episodio di razzismo in bar del centro Yacoub: «Sono deluso». Titolare: «Un’incomprensione»
«Per me Palermo è una città bellissima e accogliente ma c’è sempre tanta ignoranza. E spesso noi persone di colore veniamo classificate in queste modo e questo dà tanto fastidio». La delusione di Yacoub Said è palese. Ha 20 anni, vive in Sicilia da quasi sette anni e nel capoluogo siciliano da quattro. È un attivista di Amnesty International e uno studente dell’Università di Palermo, al corso di laurea di Scienze del Turismo. Insomma, è pienamente radicato nella vita italiana. Eppure gli capita ancora di essere ancora vittima di pregiudizi razziali. Come l’episodio che ha denunciato su Facebook negli scorsi giorni, e che ha ricevuto centinaia di messaggi di solidarietà. Al Caffè Capriccio, in via Spinuzza (di fronte il teatro Massimo), il ragazzo è stato scambiato per un mendicante ed è stato allontanato in malo modo.
«È successo giovedì intorno alle 18 – racconta a MeridioNews -. Sono andato lì per raggiungere due miei colleghi all’università. Ma appena arrivato all’ingresso del bar, ho sentito qualcuno che mi intimava di allontanarmi. Mi sono fermato di colpo e, sempre all’ingresso, confuso, ho detto ‘scusa non ho capito’. Per la seconda volta il ragazzo del bar ha ripetuto ‘esci’. A quel punto mi sono imputato e ho chiesto il motivo per cui dovevo andarmene, e lui ha risposto ‘perché c’è gente che viene a chiedere l’elemosina’. Ma lei mi ha visto chiedere l’elemosina?».
Una ricostruzione sostanzialmente confermata questa mattina dal titolare dell’esercizio commerciale. «Noi questi siamo – dice allargando le braccia -. Amiamo tutti, bianchi gialli e neri. Sarà stata un’incomprensione, qui è sempre pieno di gente e arrivano persone di ogni tipo: mendicanti, zingari, bangla che ti vogliono vendere ogni cosa». Anche Yacoub conferma che l’incomprensione è stata momentanea ma comunque seccante. «I gestori del bar si sono scusati con me – spiega il giovane – anche il suo capo mi ha chiesto scusa, è tuo diritto entrare, ma non si può generalizzare. Io sono vestito come una persona normale, in base a quello che mi hanno detto ho pensato che mi avevano giudicato per il colore della mia pelle. Se fossi bianco non mi avrebbero mai chiesto di uscire. Stavolta è successo a me, ma a quante persone sono accadute le stesse cose?».
In ogni caso i titolari del bar, compreso lo spiacevole incidente, avevano pure offerto di pagare essi stessi il conto. Ma Yacoub ha preferito comportarsi come un cliente normale. «Ho insistito perché queste cose non devono accadere».