Zen2, dall’aggressione a troupe di Striscia alle reazioni «Nessuno si permetta di parlare male degli abitanti»

«Quel buco era per me! Abbiamo visitato il quartiere Zen di Palermo. Vedrete tutto a Striscia la notizia». E il buco che l’inviato del programma di Canale5 Vittorio Brumotti indica nella foto allegata al post online sui social non lascia spazio a interpretazioni di sorta: quello che indica col dito, collocato poco sopra la maniglia dello sportello sinistro posteriore dell’auto blindata che lo aveva accompagnato per il suo nuovo servizio, è un foro di proiettile. «Un dolce saluto a tutti gli spacciatori – scrive ancora l’inviato -. Venditori di morte! Avanti tutta nella nostra guerra». Una guerra alla microcriminalità che annienta soprattutto i quartieri di periferia di tutte le città. E nell’elenco c’è anche Palermo, dove Brumotti si è recato nei giorni scorsi per realizzare un servizio sul traffico di droga, sulla falsariga di un precedente che ha avuto come scenario, invece, il rione Traiano di Napoli.

Quasi identica l’accoglienza all’arrivo della troupe, accerchiata ieri pomeriggio in via Costante Girardengo da una ventina di abitanti dello Zen2, prima ancora di poter imbracciare il famoso megafono e urlare a gran voce quanto documentato a suon di appostamenti e piazzate con le telecamere, per dare una svegliata proprio a chi quel quartiere lo abita e lo vive quotidianamente. Uno sparo contro la vettura blindata sulla quale viaggiava la troupe, una sassaiola partita in pochi minuti contro di loro e, dopo essersi nuovamente intrufolati dentro l’auto usata a mo’ di rifugio, un blocco di cemento lasciato cadere sul tettuccio dal balcone di un appartamento.

«Per me sei un grande, ma non ti incoraggio a continuare, è lo Stato che deve muoversi. Tutti sanno dove si spaccia ma nessuno fa niente – gli scrive Raffaele -. Perché devi giocarti la tua vita mentre gli altri sanno solo mettersi dietro la tastiera e incoraggiarti?». Ma i commenti di stima davvero non si contano e in molti consigliano, per prudenza, all’inviato di tenersi alla larga da servizi troppo pericolosi: «Brumotti ma perché vuoi diventare martire? Queste sono cose vanno affrontate dalla polizia, non da una tv, non da due operatori e un Brumotti, prima o poi uno di questi delinquenti ti acchiappa, e cosa hai risolto? Purtroppo nulla», gli scrive anche Vittorio.

E poi ci sono quelli che lo Zen lo conoscono certamente meglio della maggior parte degli utenti che, sparsi per l’Italia, a mezzo social hanno sentito il bisogno di solidarizzare con l’inviato per quanto accadutogli ieri. Quelli che allo Zen ci vivono o ci hanno vissuto, quelli che ci hanno lavorato e ci lavorano ancora tutti i giorni e che di quella realtà e di quei contesti hanno una consapevolezza decisamente altra, diversa, maggiore. Come Maruzza Battaglia, volontaria che s’è inventata un laboratorio di cucito proprio allo Zen2, per riscattare un quartiere eternamente vittima di pregiudizi ed etichette, a Palermo come altrove. «Mi giungono voci che da oggi inizierà una campagna denigratoria ed una gogna mediatica su Canale 5 sullo Zen – scrive anche lei sfruttando le piattaforme virtuali -. Nessuno si permetta di parlare male degli abitanti dello Zen. Siete mai entrati in questo quartiere? Molti di voi non credo, e allora vi invito ad entrarci, è un pugno allo stomaco vedere l’abbandono nel quale è tenuto. Entrate e conoscete le famiglie che vivono lì. Allora, come me, imparerete a rispettare gli abitanti di questo quartiere, perché si mantengono onesti, nonostante il degrado ambientale che li circonda».

Poi il ringraziamento a tutte le altre associazioni che, come lei, lavorano ogni giorno per il riscatto dal degrado e dai pregiudizi, come Laboratorio Zen Insieme, che, almeno sui social, per il momento ha preferito il silenzio sulla vicenda, e le scuole della zona, dall’Istituto comprensivo Falcone alla scuola Sciascia: «È grazie a loro che gli abitanti dello Zen hanno una qualità di vita più dignitosa». Intanto nel mondo digitale c’è anche qualcuno che bacchetta l’inviato aggredito da pietre e spari. Qualcuno su Twitter, infatti, si lascia andare a commenti sulla scia, quasi, del classico tormentone se l’è cercata: «Smettesse di lavorare a quel modo», è infatti il cinguettio di Luca, che esprime un pensiero che da ieri, manifestandolo pubblicamente sui social, in molto hanno fatto. Quello sull’opportunità di realizzare un’inchiesta tanto delicata in un quartiere a rischio adottando queste modalità, dalle telecamere al megafono. «Lungi da me difendere spacciatori o malavitosi, ma se vai in giro a urlare “A bombaaaazzaaa” nei quartieri criminali sei in cerca di botte più che di legalità», twitta infatti Matteo. Mentre dal profilo ufficiale del duo Ficarra e Picone, attualmente alla conduzione del tg satirico di Canale 5, un tiepido ma deciso cinguettio: «Vittorio siamo con te».


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