Nell'ambito di 'Slash Band', programma radiofonico sulla musica emergente, Radio Zammù intervista gli 'Honeybird and the birdies', trio romano ispirato da sonorità, ritmo ed energie provenienti da tutto il mondo, che presenta anche il primo album ufficiale, 'Mixing Berries'
Il canto smielato degli uccelli
Gli Honeybird and the birdies sono un trio musicale nato a Roma nel 2007. Ogni componente viene da esperienze diverse che confluiscono in un progetto multietnico ispirato da sonorità, ritmo ed energie provenienti da tutto il mondo. Loro sono: Honeybird, frontwomen e chitarrista del gruppo, nata e cresciuta a Los Angeles e specializzata nel charango, strumento musicale a dieci corde boliviano; P-birdie, percussionista e flautista siciliana; e Ginobird, bassista originario di Anzio. ‘Mixing Berries’ è il loro primo album ufficiale. Già acclamato dalla critica, è stato presentato a Radio Zammù da Monique alias Honeybird.
Ciao Monique, bentornata ai microfoni di Radio Zammù. Oggi sei ospite per promuovere il vostro nuovo album, ‘Mixies Berries’. Parlaci un po’ di questo primo progetto ufficiale?
“Ci siamo sforzati nel mettere tutta la nostra energia e i nostri colori in un piccolo supporto come il CD. Un lavoro lungo un anno e mezzo, passato a suonare in continuazione ogni brano per raggiungere gli arrangiamenti che adesso è possibile ascoltare. Il lavoro più duro lo abbiamo cominciato a febbraio. Ci siamo chiusi nello studio di registrazione e siamo usciti solo a novembre. È stato un lavoro costante ma divertente.”
Il cambiamento dei vostri brani è evidente. Rispetto alla vostra precedente intervista qui a Radio Zammù, si nota l’ingresso di nuovi elementi sonori.
“Non siamo riusciti a lasciare tutto com’era nel mese di Maggio. Abbiamo aggiunto, ad esempio, delle chitarre slide o delle armonie che eseguivamo già dal vivo. Tutto però, è avvenuto in maniera del tutto naturale.”
C’è un filo conduttore che lega tutte le tracce del vostro album: la lettera B. Come mai? Qual è il significato di questa lettera per il gruppo?
“Mi sono accorta, insieme ai miei colleghi, che avevamo molte cose della nostra storia personale e comune legate alla lettera B. Mentre eravamo in studio, abbiamo deciso di stilare una lista di parole che cominciavano con B e ci siamo accorti che facevano totalmente parte del nostro progetto. È stato anche molto divertente. Volevamo addirittura chiamare ‘B’ l’album, alla fine abbiamo accantonato questa idea.“
Nella traccia iniziale dell’album leggete una lunga lista di parole inizianti per B. La stessa traccia ritorna alla fine in maniera modificata. Vuoi spiegarci cosa avete fatto?
“Abbiamo rivoltato la canzone, mandandola in play dalla fine. Era quello che facevamo a quindici anni con le musicassette in analogico. Adesso è possibile fare tutto in digitale. Quando abbiamo messo in play la traccia al contrario, ci siamo accorti che il cantato che è venuto fuori era simile a quelli delle donne africane, ai canti tribali. Siamo rimasti a bocca aperta, non c’è lo aspettavamo.”
Altra particolarità di ‘Mixies Berries’ è la sua cifra multiculturale. Non solo per la diversa provenienza dei suoi componenti, ma soprattutto per le diverse lingue con le quali vengono scritte le canzoni. Inglese, spagnolo, francese, svedese, portoghese, arabo, più i dialetti yiddish, guatemaltechi e ovviamente il catanese. E l’italiano?
“Un giorno scriveremo anche canzoni in italiano. Ancora non sono riuscita a realizzare un brano in italiano che mi soddisfi appieno. È strano, perché ormai lo parlo da tempo, ma l’unico pezzo in italiano è ancora inedito. Per adesso abbiamo solo utilizzato il catanese, sfruttando le origini della nostra percussionista. Mi sto facendo preparare un quaderno con tutte le espressioni tipiche catanesi per poter aumentare in futuro la sua presenza nelle nostre canzoni.“
Come riuscite a mescolare tutte queste lingue?
“È molto difficile ma è sicuramente una sfida. Secondo me però, usare un numero maggiori di lingue aiuta la comunicazione tra le persone, non il contrario. Perché incuriosisce l’orecchio. Alcune di queste lingue non le conosco bene, ad esempio l’arabo, per questo sono stata molto tempo ad ascoltare la pronuncia di una mia amica per incastrare bene ogni parola con l’armonia delle canzoni.“
Adesso siamo in un periodo di dure lotte studentesche. In generale, pensi che la musica riesca davvero ad entrare nella realtà, ad incidere nella cultura dei giovani, degli stessi che stanno alimentando queste proteste?
“La musica è una parte importantissima della società. Magari tremila anni fa aveva una considerazione maggiore, in particolare in Grecia, dove si studiava la matematica. Però, io, non solo trovo che la musica sia fondamentale per la società ma credo sia indispensabile per diffondere idee e per condividere le informazioni.”
Nei mesi scorsi avete realizzato una importantissima collaborazione con il regista Mazzacurati. Una vostra canzone è stata inserita nel suo ultimo film ‘La Passione’. Come mai ha scelto proprio voi?
“Questa domanda forse è meglio rivolgerla a lui. Perché in realtà non sono molto sicura di sapere come sono andate esattamente le cose. So che avevano una lista di canzoni da utilizzare per il film e che alla fine, dopo una scelta tra le ultime due rimaste, hanno preferito la nostra.“
Per chiudere, quando possiamo sentire live gli Honeybird and the birdies?
“Saremo in Sicilia molto presto. So che lì c’è ancora caldo, mentre adesso io ho due piedi che sembrano ghiaccioli. Saremo il 16 dicembre a Messina, il 17 a Siracusa, il 18 ad Enna e per finire il 19 a Catania, alla Chiave. Un giro in lungo e in largo, ma fa sempre piacere portare la musica in giro per l’Italia.”