Oltre 5000 tra studenti medi, universitari e precari dellUniversità hanno manifestato a Catania contro il DDl Gelmini sfilando per le vie del centro. Occupata simbolicamente la stazione centrale, in modo permanente la facoltà di Scienze Politiche. All'interno foto e interviste dal corteo- La diretta del corteo- La protesta arriva sul tetto d'Europa- VIDEO: Università al capolinea?
Giù dal tetto, per le strade
Di nuovo in piazza gli studenti e i precari dell’Università per manifestare contro il DDl Gelmini in discussione alla Camera proprio oggi 30 novembre 2010.
Molti i manifestanti, oltre 5000 persone, che al grido “L’Università pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta”, hanno invaso le vie della città di Catania.
Come di consueto il corteo è partito alle 9 da piazza Roma, ma ha poi proseguito lungo viale XX Settembre, corso Italia e viale della Libertà. Un itinerario diverso dal solito, ideato per bloccare il traffico e la città, cercando di attirare l’attenzione di tutti, dall’automobilista al negoziante, ai semplici passanti. Sì, perché quel che i manifestanti vogliono far capire è che questa riforma riguarda tutti, giovani e meno giovani, studenti e professori . “Stiamo parlando del nostro presente e del nostro futuro, un futuro troppo incerto in cui l’istruzione non sarà più per tutti, ecco perché protestiamo” spiega Alice, studentessa del liceo classico Cutelli.
Un fiume in piena di persone ha pacificamente invaso le più importanti e trafficate arterie cittadine per manifestare il proprio dissenso. Diversi i momenti importanti della manifestazione. Davanti al palazzo delle Scienze alcuni ricercatori si sono fatti trovare schierati sui gradini dell’edificio con indosso dei cartelli a formare la scritta: “Salviamo l’Università pubblica” per poi prendere la testa del corteo.
Ad aspettarli c’erano già gli studenti medi, i più numerosi, e quelli universitari che si facevano sentire con slogan come “Noi la crisi non la paghiamo” e “Le nostre facoltà non sono aziende, l’università non si vende”.
Arrivati in piazza papa Giovanni XXIII (quella davanti alla stazione, per intenderci), è iniziata la corsa. La folla ha superato il cordone delle forze dell’ordine, entrando nei locali della stazione centrale e ne ha occupato i binari, impedendo la partenza e l’arrivo dei treni. “Occupi occupa occupiamo la città” è lo slogan più ripetuto.
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Solo mezz’ora più tardi, però la linea ferroviaria è stata liberata per riprendere il corteo lungo via Vittorio Emanuele fino a piazza Duomo. Qui i manifestanti hanno urlato il proprio dissenso contro il municipio la cui porte, però, erano chiuse.
Poco dopo, la massa si è spostata in piazza Università, ma anche qui ad aspettarli solo porte chiuse, quelle del Rettorato. Ad un certo punto la folla ha applaudito e dalle finestre del municipio si sono affacciati alcuni ricercatori che hanno appeso alle finestre cartelli con su scritto: “Salviamo l’Università”.
Il corteo è finito, molti vanno via, ma le azioni importanti non sono finite: la facoltà di Scienze politiche viene occupata a tempo indeterminato. Un gruppo di studenti presidia l’aula B e blocca l’accesso a preside e Digos. “Noi da qui non ce ne andiamo, la nostra protesta non può essere interrotta”, afferma Matteo Iannitti del movimento studentesco raggiunto al telefono nel tardo pomeriggio.
Foto di Claudio Fabrizi, Neda Free Reporter