«Un brutto sogno o, ancora peggio, un incubo». È così che Giovanni Grasso, politico catenoto, definisce le notizie pubblicate a proposito del suo presunto coinvolgimento nell'indagine su intrecci tra mafia, politica e imprenditoria nel settore della raccolta dei rifiuti. «Preciso la mia assoluta estraneità ai fatti riportati», scrive
Inchiesta Gorgoni, replica dell’ex vicesindaco Grasso «Mai avuto alcun rapporto con i personaggi indicati»
«Un brutto sogno o, ancora peggio, un incubo». È così che l’ex vicesindaco di Aci Catena Giovanni Grasso definisce le notizie pubblicate a proposito del suo presunto coinvolgimento nell’inchiesta Gorgoni della procura di Catania, a seguito della quale sono finite in manette 16 persone. L’allora numero due di Ascenzio Maesano non è coinvolto nel blitz ma è citato, in più di una circostanza, nei documenti dell’indagine. Citato dall’imprenditore Vincenzo Guglielmino – accusato di associazione mafiosa – a proposito di alcune prebende che lo stesso avrebbe elargito, tra gli altri, anche al politico catenoto.
Con una nota inviata alla stampa, oggi Grasso «sente il dovere di precisare, con assoluta fermezza, la sua estraneità agli incresciosi fatti riportati dagli organi di stampa, forte anche della consapevole certezza di non avere mai avuto rapporti, nemmeno di semplice conoscenza, con i personaggi citati». Né di avere partecipato, continua il vicesindaco, a incontri che non fossero «quelli istituzionali (conferenze di servizio), negli uffici comunali con i rappresentanti legali delle ditte che hanno gestito il servizio Rsu e in presenza del dirigente e/o del responsabile dell’ufficio Ecologia, al fine della programmazione e organizzazione del servizio stesso».
Per l’allora vicesindaco, «al più presto si farà chiarezza e distinzione tra il sottoscritto e il fantomatico, ipotetico personaggio che, come si legge, trattava e si incontrava con qualsivoglia clan mafioso, in modo tale da attestare la mia assoluta estraneità a qualsiasi illecito». In aggiunta, il politico precisa di avere inviato una nota al procuratore della Repubblica, per mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria «per ogni occorrenza».