Università, mobilitazione a Palermo e Catania Contro il definanziamento degli atenei del Sud

Anche gli studenti siciliani aderiscono alla mobilitazione nazionale per il riscatto dell’università pubblica indetta per oggi, 24 novembre. Stamani la cittadella universitaria di Palermo si è svegliata con numerosi striscioni che denunciano il sistematico definanziamento degli Atenei del Sud «e la conseguente e ingiusta distinzione fra studenti di serie A e studenti di serie B», fanno sapere gli organizzatori. Stesse parole d’ordine a Catania, dove, a firma Coordinamento universitario, sono comparsi striscioni in città, e nel primo pomeriggio si terrà un’assemblea al monastero dei Benedettini, sede di Lettere.  

È dal 2008 che, a più riprese e con più o meno vigore, gli studenti dell’Ateneo di Palermo e dell’Università italiana, nonché i ricercatori e i docenti precari, i dottorandi, il personale tecnico-amministrativo denunciano «il progetto di smantellamento dell’Università statale». Nello specifico poi le politiche portate avanti sempre nell’ultimo decennio dal Miur hanno accentuato la differenza di trattamento tra quelli che ormai le istituzioni definiscono Atenei di serie A e Atenei di serie B, in base al sistema di Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) gestito dall’agenzia Anvur. Emerge come alla progressiva diminuzione degli investimenti statali destinati all’Università è corrisposto un aumento esponenziale dello scarto dei fondi erogati annualmente alle università di punta delle Università del centro e del nord Italia e quelli erogati agli Atenei meridionali. Proprio nelle università del Sud tal cosa sta comportando, come denunciato dagli studenti, un più significativo abbassamento del diritto allo studio e, quindi, della qualità della offerta formativa e dei servizi e delle agevolazioni per gli studenti quali borse di studio e alloggi. Negli ultimi dieci anni, tra il 2008 e il 2017, il taglio del Fondo di finanziamento ordinario destinato a Palermo è stato del 29 per cento (53 milioni di euro in meno), quello su Catania è stato del 26 per cento (che equivale a poco meno di 43 milioni di euro in meno). 

Processo, questo, «che costringe migliaia e migliaia di giovani a emigrare dalla propria terra alla ricerca di atenei che offrano più possibilità di accesso, un’offerta formativa migliore e più chance per un lavoro in linea con gli standard imposti dal mercato», si legge in una nota e aggiunge: «Di fronte a tal situazione necessario risulta, da una parte, invertire la rotta rispetto ad un progetto, portato avanti trasversalmente da tutti i governi che si sono succeduti fino ad ora, di distruzione dell’Università pubblica, accessibile da parte di tutti, radicata sul territorio, fulcro indispensabile per la trasformazione culturale, sociale ed economica». E, dall’altro lato, portare avanti una politica di rifinanziamento complessivo dell’Università che consenta a chi è già in servizio di progredire e a noi giovani di godere pienamente del diritto allo studio quindi di accedere liberamente all’università e formarci adeguatamente senza dover emigrare afferma Gianmarco Codraro, studente della facoltà di Ingegneria e portavoce del Collettivo Universitario Autonomo di Palermo. 

Sempre nel quadro della giornata di mobilitazione nazionale si sta svolgendo a Catania, ai Benedettini, l’assemblea Studenti e docenti uniti per il riscatto dell’università pubblica. Nel capoluogo etneo questo appuntamento arriva dopo una serie di eventi che hanno provato a sollevare l’attenzione sui mali dell’università: c’è stato lo sciopero degli esami durante la sessione autunnale, la rivendicazione di più spazi e meno sprechi, la riapertura del bar, e la partecipata assemblea nazionale del 6 novembre. 

A Palermo è in corso un presidio davanti la sede dell’Ersu e alle 15 nell’aula Seminari dell’Edificio 12 (ex facoltà di Lettere e Filosofia, Viale delle Scienze) si svolgerà un workshop sul tema cardine del definanziamento degli Atenei meridionali. Frattanto continua la specifica mobilitazione dell’Assemblea degli studenti di Scienze Politiche in lotta che proprio stamani hanno incontrato il rettore Fabrizio Micari per consegnargli più di 400 firme raccolte in questi giorni al fine di richiedere un servizio mensa. «Ringraziamo il Rettore per aver completato la riapertura del Collegio San Rocco rendendolo dunque fruibile e anche per l’impegno e la sensibilità, oggi palesati, in relazione all’apertura e all’utilizzo di spazi a disposizione degli studenti», afferma lo studente Giorgio Tavella, parte dell’ Assemblea degli studenti di Scienze Politiche in lotta. L’incontro tra Rettore e studenti si è dunque concluso positivamente, egli stesso ha manifestato la sua sensibilità e il suo interesse alle richieste degli studenti affermando il suo solerte impegno, nello specifico, nella realizzazione del servizio mensa come appunto richiesto dagli studenti.


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