Dopo l'esordio col "botto", Antonio Condorelli e il suo team di freelance vanno avanti a testa bassa: «Sud - spiega il neodirettore - sarà un giornale senza filtri»
«Pubblicheremo vagonate di carte»
Antonio Condorelli spiega così la molla che lo ha spinto a diventare il direttore di Sud, freepress “irriverente” : «L’attuale situazione di Catania: non ci sono più diritti e non ci sono più doveri, esistono soltanto privilegi che vengono concessi dal potente che governa, e tu se vuoi vincere un concorso devi avere la raccomandazione anche se hai tre master. Lo stesso nel settore del giornalismo: se tu vuoi andare avanti devi stare all’interno dei canali esistenti, cioè un giornale dominante e uffici stampa “concessi”. In questo sistema, che è uno stagno, semplicemente è nato questo nuovo giornale, un progetto al quale io ho aderito dopo 30 secondi dalla proposta, ma con una condicio sine qua non: avere carta bianca sui contenuti. Questo giornale non avrà mai filtri».
«La linea editoriale di questo giornale sono i fatti. L’idea mia, che è anche base di questo giornale, è che la realtà non è quello che noi vediamo. Perché quello che noi vediamo, in una società basata sulla comunicazione, molto spesso è quello che vogliono farci vedere. Non posso dire al numero zero del giornale “è arrivata la rivoluzione”, ma stiamo iniziando un percorso. Con la nascita di questo giornale non è cambiata Catania, e non credo di essere in condizione di farlo, però io ritengo che il sistema clientelare politico mafioso fatto di colletti bianchi che gestisce i destini dei nostri figli, dei nostri nipoti, dei nostri amici, afferrandoli per il collo con un cappio, dando il certificato medico con la raccomandazione, il certificato urbanistico con la tangente, la spesa col buono pasto del patronato, potrebbe essere smontato in una settimana se tutti facessero il proprio dovere. L’obiettivo è quindi quello di fare il proprio dovere, perché i cittadini hanno il diritto di essere informati».
Continuerete anche nei prossimi numeri a pubblicare documenti riguardanti personaggi importanti quindi…
«La linea editoriale del giornale sono i fatti, quindi i documenti. C’è un vagone di “carte” da pubblicare su questo giornale. Io con le mie collaborazioni televisive e sulla carta stampata, che sono comunque tutte al di fuori di Catania, ho accumulato una mole di materiale che necessita di essere pubblicato, proprio perché questo è fare il proprio dovere di giornalista. Sono convinto che l’attuale sistema politico mafioso non può essere decifrato utilizzando solo il codice penale e il codice civile. Ci sono fatti non costituenti reato che però danno forza al “sistema” e gli consentono di andare avanti». Il problema di questa città è un problema di informazione? «Il problema di Catania non è il monopolio dell’Informazione, perché il fatto stesso che è uscito un nuovo giornale dovrebbe far dire “il monopolio non esiste”. Il problema di Catania sono i catanesi, perché vanno sempre con il berretto in mano a chiedere le cose che invece meriterebbero per le proprie capacità. I giovani hanno smesso di incazzarsi, e non esiste più la formazione politica. Io sono idealista, e questo è un giornale per le persone che continuano a credere che le cose si possono fare».
Tu hai appena 30 anni, ma ci sarà spazio per i giovani in questo giornale?
«Sì, ci sono già molte proposte di collaborazione, e quindi ci sarà una forte selezione. Ma ci saranno anche importanti momenti formativi, abbiamo già idea di organizzare dei corsi pratici di giornalismo: il giornalismo è azione. Noi cerchiamo ragazzi “liberi mentalmente”, non ragazzi che iniziano e credono di sapere già tutto. Ci vuole tanta umiltà, ma soprattutto grinta».
Sud è oggi al primo giorno di distribuzione, che è stata fatta in giro per la città da un gruppo di “strilloni”. Quale è stato l’impatto del giornale con la città?
«Beh, oggi c’erano un giro una trentina di strilloni, ma c’è stato un episodio spiacevole. Uno degli strilloni è stato minacciato in via Pacini da alcuni venditori ambulanti che stanno proprio sotto la casa di Raffaele Lombardo. Non si capisce come sia possibile che il presidente della Regione abbia sotto casa, dove non è possibile posteggiare nemmeno una bicicletta perché c’è la scorta, una sfilza di bancarelle. Ho tantissimo rispetto per la gente che lavora, ma c’è stato un momento di scontro molto forte mentre veniva volantinato il giornale, e adesso l’amministrazione sta valutando se fare delle denunce per minacce».