Ai microfoni di Ustation parla il padre di Norman Zarcone, il dottorando 27enne che si è gettato lunedì dal terrazzo della facoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Palermo, dove a dicembre avrebbe completato il dottorato di ricerca. «Hanno armato la sua mano mortificandolo e ignorandolo»
«Mio figlio, suicida perché non aveva futuro»
Avrebbe completato a dicembre il dottorato di ricerca Norman Zarcone, il 27enne che lunedì si è gettato dal settimo piano della facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo. Ustation ha raccolto le parole del padre, Claudio, che accusa i “baroni” di avere fin dall’inizio «isolato ed emarginato» Norman. Emarginato da un sistema in cui «entra chi deve entrare. C’erano sette posti e mio figlio arrivò ottavo o nono, non ricordo. Entrò senza borsa ed è stato sempre trattato come l’ospite indesiderato». Una situazione, questa, che avrebbe spinto Norman a un sempre maggiore scoramento, fino al suicidio: «Hanno armato la sua mano mortificandolo e ignorandolo. È successo qualcosa che lo ha mortificato in maniera eccessiva. Dimostrava scoramento e avvilimento perché si sbatte sempre contro il classico muro di gomma».