Regionali, la guerra degli ultimi sondaggi Grillo, Berlusconi e gli altri big in Sicilia

All’ultimo secondo utile, di sondaggi ne sono girati diversi. Si gongola nelle segrete stanze (o ci si lecca le ferite), ma pubblicamente la parola d’ordine rimane indifferenza. Da Micari a Cancelleri, da Fava a Musumeci. Nessuno ammette che i sondaggi incoraggiano, motivano la squadra, fanno credere al progetto. O, al contrario, dicono che è il momento (ammesso che non sia troppo tardi) per addrizzare il tiro.

L’ultimo è stato pubblicato questa mattina da La Repubblica. Da oggi le agenzie che si occupano di sondaggi e ricerche di mercato non potranno più diffondere dati per le prossime due settimane, fino al giorno del voto. Tutti dicono di non curarsi dei sondaggi, ma tutti li leggono, li aspettano, li commissionano. Intanto nei comitati elettorali si analizzano i dati e ci si prepara al rush finale in vista dell’appuntamento con le urne.

A due settimane dal 5 novembre, sale la febbre da consenso, mentre con numeri sempre più vicini tra loro, al netto delle differenze tra un sondaggio e l’altro, si delinea la corsa al photofinish tra Cancelleri e Musumeci, mentre la sinistra spaccata non convince. Il dato che appare più clamoroso è che Claudio Fava, nonostante il gap di una sola lista a sostegno, guadagna consenso e rischia di raggiungere Micari. Ma al netto delle differenze percentuali tra i due, gli strascichi della mancata coalizione che avrebbe potuto vedere nascere quel campo largo su cui tanto aveva insistito la scorsa estate il segretario dem Fausto Raciti, sono sotto gli occhi di tutti. Anche sommate, le preferenze dei due candidati a sinistra non raggiungerebbero quei 33 punti percentuali su cui invece si assestano Cancelleri e Musumeci.

Ma nonostante tutto è ancora botta e risposta tra Fava e Micari sul tema. Secondo il rettore palermitano «un sondaggio che non tiene conto delle liste dei candidati non serve a nulla, se non a drogare il sistema. Questi sondaggi non sono coerenti col meccanismo di voto in Sicilia, legato alle forze locali». La replica di Fava non si fa attendere: «Il Magnifico Rettore, abbandonato da Orlando e Crocetta, non si dà pace. Il sondaggio, pubblicato da La Repubblica, conferma che la nostra proposta politica e la lista Cento passi rappresenta già oggi la più importante forza di sinistra in Sicilia. La coalizione Pd-Alfano-Crocetta si conferma invece una scelta fallimentare. Sbaglia Micari a prendersela con le decisioni dei tavoli romani e a non capire che la scelta spetta ai cittadini siciliani».

Intanto «in Sicilia è sfida all’ultimo voto» dice da giorni Cancelleri. E così, ecco la corsa ai big politici, in partenza per la Sicilia in vista del rush finale. Da Silvio Berlusconi a Beppe Grillo, da Nicola Fratoianni a Luigi Bersani, da Vittorio Sgarbi a Roberto Speranza, da Matteo Renzi a Guglielmo Epifani, fino a Sergio Cofferati e Beatrice Lorenzin. Voci di corridoio (ma manca ancora l’ufficialità) parlano di una presenza anche del premier Paolo Gentiloni, mentre sembra che a non salire su un volo diretto in Sicilia sarà Pierferdinando Casini, che parrebbe più defilato dalla figura di Micari.

A differenza di altre campagne elettorali, invece, languono ancora gli endorsement dal mondo dello spettacolo. A esprimere il proprio sostegno a Fava sono intervenuti finora Ninni Bruschetta, Pietro Bartolo e Beppe Fiorello. A sostegno di Micari, la scrittrice Giuseppina Torregrossa, testimone di nozze della futura moglie del rettore e designata assessora alla Cultura in caso di vittoria. A sostegno di Musumeci, a metà tra mondo della cultura e politica, è invece Vittorio Sgarbi, che ha ritirato la propria candidatura proprio per sostenere quella dell’ex presidente della commissione regionale antimafia.


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