Fava esprime preoccupazione perché, dice, «ho la sensazione che la mafia stia puntando ad avere referenti nelle liste e nelle istituzioni regionali». Cita il consigliere comunale etneo, quasi sicuro tra le fila di Forza Italia. E il presidente di municipalità di Librino: «Ne parlano i pentiti e cerca voti per Sammartino». Quest'ultimo annuncia querele
Liste pulite, Fava attacca Musumeci e Sammartino L’affondo sui casi dei catanesi Pellegrino e Leone
«Sono molto preoccupato perché ho la sensazione che la mafia stia puntando ad avere i propri referenti all’interno delle liste, ma anche all’interno delle istituzioni regionali. Se dovesse essere confermata la candidatura di Riccardo Pellegrino, nelle liste di Forza Italia a sostegno di Musumeci, lo considererei un fatto gravissimo e irricevibile». Non ci gira attorno, Claudio Fava, candidato alla presidenza della Regione e vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, nel giorno di inizio di presentazione delle liste elettorali. C’è tempo fino a domani per depositare i 62 nomi per ciascun simbolo, più i sette nomi che compongono i listini regionali delle singole coalizioni. Secondo Fava «occorrerebbe pretendere un argine netto che non si rifugi davanti al pretesto della legge Severino. Credo che non sia sufficiente un appello al buonsenso, lo avessero proposto a me, avrei preso il cappello e me ne sarei andato».
Ancora, il candidato sostenuto dalla lista Cento Passi per la Sicilia sottolinea che «immaginare che il certificato penale limpido possa essere un pretesto o un’autorizzazione per candidare chiunque, è un atto di grande ipocrisia politica». «Come più volte ripetuto dalla Commissione nazionale antimafia – aggiunge -, sappiamo che ci sono atti, frequentazioni e comportamenti collusivi che non lasciano traccia in un certificato penale, ma lasciano pesanti tracce nella condotta politica delle persone. Se questa condotta dovesse poi ritrovarsi in Assemblea regionale, credo che sarebbe un’umiliazione per tutti i siciliani, non soltanto per i candidati presidenti».
Tra i riferimenti elencati da Fava in conferenza stampa sul caso Pellegrino, c’è anche un episodio che risale al 30 aprile 2014, quando Carmelo Mazzei, figlio del boss Nuccio Mazzei, in quel momento il latitante più ricercato della Sicilia orientale, si è presentato alla redazione del quotidiano online Livesicilia Catania. «Io sono il figlio del signor Mazzei di cui parlate sul giornale, del latitante…». «Si presenta in redazione accompagnando Riccardo Pellegrino, capogruppo di Forza Italia al consiglio comunale, fratello di Gaetano Pellegrino detto ‘u funciutu, imputato di associazione mafiosa nel processo Ippocampo – racconta ancora Fava – . Ha già scontato una condanna definitiva per estorsione ed è stato condannato a quattro mesi di reclusione in primo grado per minacce al pentito Viola».
Fava ricorda l’indagine sullo stesso Riccardo Pellegrino, archiviata dalla Procura di Catania. L’inchiesta si basava anche sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che accusava il consigliere di Forza Italia di avere ricevuto alle elezioni comunali di Catania il sostegno di uomini legati al clan dei Carcagnusi. Il consigliere comunale di Catania, dopo che il suo nome fu inserito dalla commissione regionale antimafia nella relazione sulle infiltrazioni nell’assemblea etnea, rispose alle accuse in una conferenza stampa di fuoco.
Claudio Fava ha citato un altro caso di sinergia tra ambienti mafiosi e candidati in campagna elettorale siciliana. Quello di Lorenzo Leone, presidente della municipalità Librino-San Giorgio, fratello di Gaetano Leone, quest’ultimo condannato definitivamente per associazione mafiosa e per un numero significativo di estorsioni. «Leone – ha aggiunto Fava – oggi sta conducendo la campagna elettorale per il candidato Luca Sammartino del Pd, nello stesso territorio in cui, secondo la magistratura, è stata accertata l’appartenenza territoriale del fratello Gaetano al clan Santapaola. Questo è l’sms con cui Leone chiama a raccolta gli amici in vista del voto del 5 novembre. “Vi aspetto nella sede di Zia Lisa seconda (dove Leone ha un patronato n.d.r.), in vista delle elezioni regionali. Il nostro candidato è Luca Sammartino…”».
«Anche su Leone – ha spiegato Fava – la Procura di Catania ha acquisito dichiarazioni di collaboratori di giustizia da cui risulta che la sua campagna per la municipalità fu accompagnata da uomini e voti legati a Cosa Nostra. Sono vicende di cui ho informato la prefettura di Catania, chiedendo un accesso al Comune, e il ministro dell’Interno già 18 mesi fa. Che il signor Pellegrino possa impunemente essere candidato all’Ars, nonostante legami familiari e appoggi elettorali-mafiosi, è irricevibile. E ci stupisce che Nello Musumeci, che segnalò la vicenda alla Commissione antimafia nazionale quasi due anni fa, adesso subisca l’oltraggio di questa candidatura. Al suo posto io avrei detto: o Pellegrino o me».
Dopo la conferenza stampa, Luca Sammartino ha annunciato di voler querelare Fava, «per le affermazioni false e ingiuriose». «Non gli permetto di ingiuriarmi con affermazioni tanto gravi quanto false accusandomi, addirittura, di essere un referente di Cosa Nostra. L’ho querelato perché la sua affermazione non è solo falsa ma addirittura artefatta allo scopo di introdurre nella polemica politica elementi che non hanno attinenza con la realtà dei fatti tesi solo a creare confusione e infamare l’avversario. Lorenzo Leone – continua – è un incensurato che ha la ventura di avere un fratello pregiudicato con il quale, peraltro, non ha rapporti da anni. A meno che non si voglia pensare o far credere assurdamente che la magistratura non sia stata in grado di distinguere tra chi potrebbe annoverare responsabilità penali e chi no. L’ho querelato perché le sue affermazioni sono state rese da candidato presidente della Regione e non certo nell’esercizio di una funzione pubblica dietro la quale possa nascondersi».
E in serata a replicare al candidato presidente per la lista Cento passi per la Sicilia è stato anche Pellegrino. «Apprendo da notizie di stampa che il candidato Fava abbia affermato che io sia un referente della mafia e che tramite me la mafia stia tentando di inflitrarsi nelle liste elettorali – si legge in una nota – Tale malevola affermazione, del tutto falsa e fuorviante, sarà oggetto di apposita denunzia per la sua superficiale gravità e il chiaro intento diffamatorio». Il consigliere comunale catanese, sulla cui probabile candidatura si è espresso più volte polemicamente anche il candidato di centrodestra Nello Musumeci, va avanti: «L’intento di inquinare e interferire sul libero processo elettorale democratico messo in atto dal candidato Fava è sotto gli occhi di tutti – prosegue la nota -. Le ricordo, caro candidato, che gli elettori sono intelligenti e io, al pari suo, riunisco tutti i requisti di legge per correre liberamente nell’imminente competizione elettorale».