Sarebbero Francesco Montes, per gli investigatori prestanome del re dei detersivi, socio occulto delle società a capo del patrimonio posto in amministrazione giudiziaria, e Pietro Felice e Antonino Scrima, factotum dell’imprenditore, tutti e tre in manette per aver agevolato il suo piano per restare padrone del suo impero
Backdoor, Ferdico e la sua rete di complici «Hai a iessere sempre a mia disposizione»
«Per le cose che c’è bisogno ti chiamerò e ti disturberò…hai a essere sempre a mia disposizione». Intercettato, Francesco Montes – che per tutti al Portobello di Carini è Mario – chiede garanzie al telefono a Giuseppe Ferdico, il re dei detersivi, arrestato questa mattina nell’operazione Backdoor condotta dalla guardia di Finanza. In manette insieme a lui anche lo stesso Montes, incaricato di gestire i tre rami in cui il suo impero milionario era stato diviso dall’amministratore giudiziario Luigi Miserendino. Anche quest’ultimo è coinvolto nell’inchiesta e adesso si trova agli arresti domiciliari.
Montes è il presunto prestanome di Ferdico e suo socio occulto secondo gli investigatori. Imprenditore nel settore degli articoli per la casa e per il giardinaggio, pesa sulle sue spalle una condanna a due anni per bancarotta fraudolenta del tribunale di Termini Imerese. «L’amministratore giudiziario teneva i contatti con lui. Già questa è una gravissima anomalia, considerando i suoi precedenti», spiega il colonnello della guardia di finanza Francesco Mazzotta. È per questo motivo che, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, a risultare a capo di tutto era il figlio di Montes. Ma è al padre, intanto, che sono riconducibili le società incaricate di gestire la galleria e il supermercato all’interno del centro commerciale, la Ariaperta srl e la Fenice Store srl. Sintomatico anche il fatto che l’amministratore giudiziario si rivolgesse sempre a lui, mai a Montes junior.
Secondo quanto emerso, nel piano di Ferdico per continuare a essere, di fatto, il padrone del suo impero, malgrado la confisca in primo grado, a ricoprire un ruolo funzionale erano anche Pietro Felice e Antonino Scrima. A loro sarebbe spettata la gestione del racket delle estorsioni, anzi estorsione, perché è una soltanto quella che mettono a segno, nei confronti del responsabile della società incaricata della vigilanza del centro commerciale. Lo avrebbero costretto a consegnare prima 400 euro, che dopo poco diventano 500. «Felice era la longa manus di Ferdico nel centro commerciale – spiegano i finanzieri – Scrima è un factotum in tutti i sensi, Miserendino si guarda bene dal licenziarlo, tant’è che passa dall’essere il ragioniere di Ferdico a esserlo per l’amministrazione giudiziaria. È proprio lui che riscuote i soldi del pizzo, aumentando la quota di cento euro perché “in quel periodo aveva problemi economici”».
Due messi lì non proprio a caso e che vantano, sulle spalle, parentele di tutto rispetto. Pietro Felice, infatti, è cognato di Raffaele Micciché, arrestato per mafia, membro di spicco della famiglia mafiosa di Porta Nuova. Antonino Scrima, dal canto suo, è il cognato di Placido Dragotto e genero di Benedetto Marciante, in passato in affari con lo stesso Ferdico e destinatario di una misura di prevenzione.