Il Coordinamento dei ricercatori strutturati della ricerca di Catania accusa il Rettore di mettere il bavaglio alla richiesta di discutere, in Senato accademico, la loro mozione: sulle conseguenze del Ddl Gelmini sull'università, chiedono al Magnifico di portare le loro istanze sul tavolo ministeriale e annunciano clamorose proteste se non ci saranno novità legislative. Recca: «Elaboreremo un documento e lo sottoporremo alla Crui»
I ricercatori: «Pronti al blocco della didattica»
I ricercatori dell’Università di Catania continuano a farsi sentire e questa volta lo fanno con una lettera di protesta, in cui diffondono la notizia del mancato accoglimento della loro richiesta, da parte del Rettore Antonino Recca, di discutere del Decreto di legge Gelmini sulla riorganizzazione dell’università pubblica durante il Senato accademico del 28 maggio scorso. Discussione sollecitata da una mozione redatta dal Coordinamento dei ricercatori etneo, consegnata il 15 maggio al Magnifico, in cui, tra le altre cose, si dichiara che questi «sono pronti in qualunque momento a ritirare la propria disponibilità ad assumere incarichi didattici non obbligatori per legge per l’anno accademico 2010/2011».
«L’appuntamento è stato totalmente disatteso» dichiara Alessandro Lutri, ricercatore della Facoltà di Lingue, membro del Coordinamento e firmatario della lettera di protesta. «Il Rettore ci aveva assicurato che avrebbe discusso con i senatori del Ddl Gelmini. Ma nella seduta del 28 maggio, il Magnifico non ha messo all’ordine del giorno la discussione sollecitata dalla nostra mozione, ma l’ha menzionata soltanto tra le comunicazioni, a cui non sono possibili repliche, azzerando così ogni possibilità di dibattito».
«La mozione del Coordinamento – spiega sempre Lutri – contava 400 adesioni, sotto forma di lista di nominativi. Martedì 24 maggio sono andato personalmente al Rettorato a consegnarla. Il Magnifico mi ha invitato a parlare con lui e mi ha assicurato che avrebbe messo la mozione all’o.d.g., ma che prima sarebbero dovute pervenirgli le adesioni. A questo proposito, ha fatto preparare dall’Ufficio stampa un email nella quale chiede agli interessati di confermare la propria firma. Pare abbiano risposto solo in 120. Così la mattina del Senato il Rettore ha comunicato ai presenti soltanto le adesioni arrivate tramite email, occultando l’elenco dei quattrocento nominativi che io stesso avevo mandato per email a tutti i senatori, che quindi erano al corrente della situazione». Insieme alla documento del coordinamento, è stata presentata al Rettore un’altra mozione, elaborata dai ricercatori della Facoltà di Economia, che però, secondo Lutri «è un documento contraddittorio: si sottopongono delle istanze critiche sul Decreto Gelmini, ma non viene annunciata nessuna forma di protesta».
Il malcontento dei ricercatori catanesi è stato espresso anche durante l’Assemblea dello scorso 8 giugno, in cui il prof. Recca ha fatto il punto sulla attività svolta durante il suo secondo mandato come Rettore dell’Ateneo catanese. Secondo Lutri, infatti, durante l’incontro «il Magnifico ha cercato di metterci un ulteriore bavaglio. All’inizio dell’Assemblea, infatti, ha esordito dicendo che non riteneva l’Assemblea il luogo in cui discutere del Ddl. L’invito del Rettore, però, è stato disatteso perché una serie di docenti hanno cominciato a discutere dei vari punti del Decreto e delle conseguenze negative sull’università pubblica». A questo proposito, i ricercatori catanesi chiedono al Magnifico di portare “ai piani alti” le loro richieste: «Abbiamo posto sul tavolo al Rettore alcune questioni – racconta Lutri – chiedendogli di girarle al Ministero, ma non ha risposto. Ritengo perché non scinde la sua identità politica da quella istituzionale. Perché non si vuol sollevare in sede ministeriale i motivi per cui l’Università di Catania sta protestando? Forse perché, essendo politicamente vicino al ministro, non vuole creare problemi?».
In merito all’annunciato blocco della didattica il Coordinamento è irremovibile: «Quattrocento ricercatori dell’Università di Catania sono pronti a ritirare la propria disponibilità a tenere insegnamenti nel prossimo anno accademico se non verranno emanati provvedimenti legislativi concreti che tengano conto delle loro legittime aspettative. Se gli insegnamenti non partiranno si dovrà rimediare ricorrendo a contratti a titolo gratuito, perché soldi non ce ne sono. Noi non vogliamo il blocco dell’università, vogliamo che da un punto di vista politico, il Rettore ponga la questione in sede ministeriale, che sia più coraggioso, perché sicuramente tutte queste istanze che abbiamo presentato lo hanno messo in difficoltà».
Una prima risposta a questa richiesta è arrivata dalla riunione della Giunta della Conferenza dei rettori (Crui), di cui fa parte anche il Magnifico dell’Ateneo di Catania, in cui si è discusso della manovra finanziaria e dei tagli. In particolare, la Giunta della Crui considera indispensabile riservare una maggiore tutela al personale universitario e ai ricercatori che «devono essere esentati dal blocco degli scatti stipendiali».
Invece, per quanto riguarda l’accoglimento delle istanze espresse dai ricercatori nelle due mozioni, il Magnifico si è espresso durante l’Assemblea dello scorso martedì, dichiarando che cercherà di discuterne durante il prossimo Senato Accademico. «E’ falso che non abbiamo preso posizioni critiche sulla politica del Governo – ha dichiarato. Se devo conquistare un risultato per i miei ricercatori, lo faccio andando a trovare un equilibrio, anche con il Governo. Stiamo lavorando e state lavorando. Avete redatto due mozioni che ci avete sottoposto e cercheremo, nel prossimo Senato Accademico, di fare nostro un documento che tenga conto di tutti i problemi dei ricercatori e lo porteremo alla Crui».
Intanto i ricercatori vanno avanti. «Ci stiamo coordinando con Messina e Palermo – spiega Lutri. A Palermo la protesta è ancor più radicale, infatti alcune facoltà hanno promosso il blocco degli esami e dell’intera sessione di laurea estiva. A Catania, per adesso, non si corre questo rischio perché non riteniamo di dover andare ulteriormente a danneggiare gli studenti. A partire da ottobre, però, ci riserviamo di partire con il blocco della didattica. Il Coordinamento ritiene che sia arrivato il momento di agire».
Nel frattempo il coordinamento continuerà «ad informare sulle conseguenze del ddl Gelmini sull’università» sottolinea il prof. Lutri «a partire dal numero programmato: meno studenti significano tasse più alte. Perché non si comincia col combattere l’evasione fiscale per recuperare, con controlli più rigidi sulle dichiarazioni dei redditi delle famiglie degli studenti? Oppure si vuole restare a guardare, aumentando le tasse?».
Altri contributi in forma di mozione sono stati elaborati dalle facoltà di Lingue e Scienze MM FF e NN. Inoltre, il Coordinamento dei ricercatori ha ricevuto due lettere di solidarietà da parte degli studenti delle facoltà di Biologia e Scienze Politiche. «Il disagio espresso dagli studenti – commenta Lutri – non è tanto quello che in autunno non partano gli insegnamenti, ma dipende soprattutto dal fatto che il Decreto Gelmini riduce una serie di possibilità per quei folli studenti interessati alla ricerca, creando queste nuova figura del ricercatore a tempo determinato, precario. Quindi non meravigliamoci quando i nostri giovani emigrano alla volta di altri Paesi europei, che offrono maggiori possibilità perché investono in formazione e ricerca».