La richiesta in autotutela rivolta al rettore è di annullare i test e di rendere libero l'accesso ai corsi. In caso contrario, il sindacato degli studenti, sulla scorta di quanto accaduto a Milano, presenterà un ricorso ai giudici amministrativi per sospendere la programmazione locale
Università, presentato ricorso contro numero chiuso Udu: «Aspetteremo settembre, poi andremo al Tar»
Un ricorso interno in autotutela per chiedere l’annullamento dei test e del numero chiuso per i corsi dell’università di Palermo per i quali è stata prevista una programmazione locale dei posti. Anche a Palermo, quindi, l’Udu intende avviare un’azione legale per abolire il numero chiuso: l’iniziativa si rivolge per ora solo ai limiti stabiliti dai singoli Atenei, e non dal ministero. Questo, in sintesi, l’obiettivo dell’Unione degli Universitari, che oggi, nel corso della conferenza stampa alla Camera del Lavoro Metropolitana di Palermo della Cgil, sono stati illustrati i dettagli della battaglia avviata in tutta Italia, sulla scia del risultato ottenuto dopo il provvedimento del Tar Lazio che ha bocciato il numero chiuso all’Università Statale di Milano.
Attualmente, a Palermo sono in totale una quarantina i corsi a numero chiuso locale, come spiega Fabrizio Lo Verso Udu Palermo. «Il Tar del Lazio ha emesso un provvedimento cautelare che sospende le restrizioni all’accesso dei corsi a numero programmato locale: ciò potrebbe avere effetto anche su Palermo». Se, da un lato, però, l’ateneo palermitano ha sempre manifestato l’intenzione di rendere più accessibili i corsi, dall’altra per l’Udu sarebbero stati riaperti soltanto quelli per i quali la richiesta era inferiore al numero di posti previsti in origine.
«Sicuramente è stata una scelta razionale dell’università palermitana – ha proseguito Lo Verso -, ma ora abbiamo intenzione di proseguire questa campagna nazionale cominciata a Milano. Il ricorso, a nostro avviso, è motivato anche dal fatto che ci sono ancora tantissimi corsi che sono stati resi chiusi nonostante molti non rispettino alcuni requisiti previsti dalla legge». In un primo momento, comunque, c’è l’intenzione di portare avanti questa battaglia non contro ma insieme all’università: «Non abbiamo voluto presentare subito un ricorso al Tar ma interno all’ateneo, perché a quest’ultimo chiediamo di lottare assieme: per questo abbiamo fissato il termine del 30 settembre. Se per allora l’università pubblicherà le graduatorie, saremo pronti ad agire: non sarà più un nostro alleato ma sarà visto come un ostacolo, e presenteremo un ricorso al giudice amministrativo».
Un concetto ribadito dall’avvocato Michele Bonetti, artefice del risultato ottenuto a Milano: «L’Udu ritiene che non siano stati rispettati i criteri della legge 264/99. Abbiamo inoltrato oggi al ministero dell’Istruzione, all’università e al rettore la richiesta di ritirare i test: ci sono già degli esempi virtuosi in Italia. È un ricorso molto rapido e, qualora non ci dovesse essere collaborazione, l’Udu è pronta ad andare fino in fondo per le vie legali».
Per il presidente nazionale Udu Andrea Core quella di oggi, tuttavia, è solo la prima fase di una battaglia molto più ampia che il sindacato degli studenti vuole portare avanti, e che riguarda tutti i corsi a numero chiuso a livello nazionale, come Medicina, Veterinaria e Odontoiatria: «Sicuramente va superato il modello attuale che mette gli studenti gli uni contro gli altri – ha concluso – Per questo noi puntiamo al libero accesso in tutte le facoltà e per tutti i corsi».