Gli agenti, vicini all'ispettore aggredito da un gruppo di malviventi, si sono radunati nella sede del comando della polizia municipale. Tra solidarietà e mugugni per come operano. Intanto dove è avvenuto il fatto regna il silenzio in una zona che viene dipinta come in mano all'anarchia
Via del Rotolo, i vigili urbani tra solidarietà e proteste «A lavoro in condizioni al limite e senso d’impotenza»
C’è poca voglia di parlare anche perché, al mattino, è difficile ritrovare le tracce di ciò che è via del Rotolo di notte. Una «baraonda» fatta di paninari, giostre e ambulanti che stendono la merce per terra, dove c’è spazio fra auto e scooter che vanno su e giù. La descrivono così coloro che vivono nella zona residenziale intorno alla strada, ritagliata tra il lungomare di Catania e la parte est del quartiere Picanello. Non è bastata e non basta, per riportare un po’ d’ordine, la chiusura al traffico del tratto che va da piazza Nettuno alla rotatoria sul viale Alcide De Gasperi nel fine settimana. Così come non basta, sempre a sentire i tranquilli avventori di un chiosco o i clienti all’ingresso di un supermercato, il servizio di vigilanza organizzato dalla polizia municipale catanese. Troppo poco badare alle transenne e bloccare gli ingressi nell’area pedonale del week-end, quando «poco più in là chiunque fa quello che vuole», dice un anziano.
È in questo contesto che si è consumato il grave episodio di violenza costato, al momento, il coma farmacologico all’ispettore Luigi Licari. Secondo quanto ricostruito da MeridioNews, l’agente sarebbe stato colpito alla testa mentre era di spalle dalla mano di uno dei componenti di una vera e propria spedizione punitiva. Il presunto branco avrebbe reagito così al divieto di ingresso nella zona chiusa ai motorini opposto in precedenza da Licari. La gente allarga le braccia quando gli si chiede un’idea sull’identità dei responsabili e, forse più sorprendentemente, è restia anche a mostrare solidarietà al corpo dei vigili. «Il fatto è gravissimo, quel pover’uomo faceva solo il suo lavoro, ma non è in quel modo che si gestisce l’ordine pubblico»: questo il senso che si riesce ai trarre da smorfie, frasi buttate lì ed opinioni da piazza stuzzicate a poche ore dall’accaduto. La sensazione palpabile è di grande distanza, di scollamento, fra l’operato della polizia municipale e la percezione, neanche tanto nascosta, di chi vive la zona di via del Rotolo. Aldilà della quasi ovvia condanna dell’aggressione, c’è chi non perde l’occasione per interrogarsi sul rapporto tra la città ed il rispetto delle regole, tra i cittadini e chi queste regole, tra mille difetti, dovrebbe farle rispettare. Perché spesso, dal punto di vista del cittadino, talvolta la repressione o il controllo è fin troppo severo su cose da nulla, mentre – come ricordava l’anziano – poco più in là c’è chi infrange la legge senza subirne le conseguenze.
Di scollamento, d’altronde, non hanno paura a parlare anche gli stessi vigili catanesi. Riunitisi in mattinata nel cortile del comando di piazza Spedini per una sorta di sit-in a metà fra la solidarietà per il collega finito in ospedale e la protesta per le condizioni di lavoro che sarebbero «al limite». Forse c’è anche una crisi di autorevolezza, di prestigio che i cittadini dovrebbero riconoscere al corpo, di cui bisogna prendere coscienza? «Certo che sì – dice a MeridioNews uno dei convenuti in abiti borghesi – ma questo accade perché lo Stato ci manda allo sbaraglio». I numero lo confermerebbero: con i concorsi bloccati da anni, a Catania nell’arco di vent’anni il numero di agenti si è compresso fino a circa 300 unità, in luogo del migliaio di effettivi degli anni Novanta. Un’altra epoca. Oggi le forze del comando si sarebbero dunque così ristrette da non riuscire a reggere il confronto con una città complicata, spesso anarchica, come il capoluogo etneo. Nonostante persino uno striscione campeggi sul cortile – «Io sto con Luigi e con tutti noi» – c’è anche in piazza Spedini poca voglia di parlare con chi si trova al di fuori della realtà di lavoro degli agenti. Più seraficamente, un collega tira le fila della questione: «La verità è che noi per mestiere mettiamo le mani in tasca alla gente, c’è poco da fare».
Intano l’ispettore Licari resta ricoverato nell‘unità operativa di Anestesia e rianimazione, dove si trova da ieri dopo l’intervento neurochirurgico per la rimozione di un ematoma cerebrale in seguito al trauma cranico. Attualmente il paziente è neuroproteto, collegato al ventilatore. Le condizioni cliniche generali rimangono invariate nella gravità e la prognosi resta riservata. Sul fronte delle indagini la procura etnea ha aperto un fascicolo, che per il momento è a carico di ignoti, con l’ipotesi di tentato omicidio. A occuparsi del caso sono il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto Santo Di Stefano.