Dopo le devastanti fiamme del 22 luglio, che hanno messo in ginocchio la riserva dello Zingaro, da Bagheria è partito un movimento che intende combattere i roghi. Rosalinda Brex: «Gli incendi sono ecoreati a tutti gli effetti, si tratta di operazioni di omicidio-suicidio per il territorio». Mentre si moltiplicano le iniziative della popolazione e si tenta una mappatura della Sicilia infuocata. Guarda le foto
#iononbrucio, campagna social contro gli incendi «Non si devono dimenticare alla fine dell’estate»
«Gli incendi sono ecoreati a tutti gli effetti, si tratta di operazioni di omicidio-suicidio per il territorio». Da quando Rosalinda Brex ha visto le terribili immagini della riserva dello Zingaro devastata dopo le fiamme che hanno bruciato gran parte dei boschi, ha deciso che bisognava far qualcosa di fronte una Sicilia che – come da troppi anni – ogni estate va letteralmente in fiamme. E da Bagheria, mediante l’associazione Ad Maiora (di cui è presidentessa), ha lanciato la campagna social #iononbrucio. Era il 24 luglio e in nemmeno un mese la mobilitazione da virtuale è diventata reale: manifestazioni, mostre fotografiche, petizioni, sit-in.
«La nostra associazione si occupa di arte – spiega la presidentessa Brex – ma siccome crediamo che il problema degli incendi sia principalmente culturale abbiamo deciso di avviare una campagna di sensibilizzazione attraverso i social network. E se nei primi giorni molte collaborazioni sono state online adesso stiamo cominciando a conoscerci di presenza. Sono cioè conoscenze virtuali che hanno poi un impatto reale, che vogliono supportare le realtà e non sostituirla». Ne sono testimonianza le iniziative che si sono succedute in questo mese: la mostra fotografica dell’1 agosto a San Giuseppe Jato, il corteo degli abitanti di Pioppo (frazione di Monreale) dell’8 agosto, il sit-in a Scopello di giorno 11. Le rivendicazioni sono tante, così come le accuse e le proposte messe in campo.
«Chiediamo pene esemplari – aggiunge Rosalinda – e abbiamo proposto che l’1 agosto diventi giornata di lutto nazionale. Dal gruppo Facebook è partita poi una petizione spontanea rivolta al presidente della Repubblica che istituisca una commissione d’inchiesta sugli incendi. In poco tempo sono già state raccolte più di mille firme. Quello che è più interessante è che si tratta di movimenti nati in modo del tutto spontaneo, apartitici».
Fino a questo momento, infatti, l’atavica rassegnazione della popolazione siciliana sembra avere la meglio: in pochi tengono in scacco i molti, e di fronte gli scenari apocalittici di ettari ed ettari di vegetazione che va in fumo si assiste inermi. Ma qualche segnale in senso inverso questa estate l’ha data, come i cefaludesi che hanno segnalato il presunto piromane degli ultimi incendi nella cittadina delle Madonie. O come appunto la campagna #iononbrucio. Che nei giorni scorsi ha avuto pure l’appoggio del comico Roberto Lipari. «E’ bello che si muova a riguardo – ha scritto sulla propria Facebook – ma è anche triste pensare che siamo tutti vittime di quattro minchioni con la fiamma facile».
Una lettura condivisa e ampliata dalla stessa Rosalinda Brex: «Si sta cominciando a capire che l’ambiente è una cosa importante – dice -. Noi abbiamo cominciato a pubblicare le leggi, è emerso un portale di open data (http://www.italiafuoco.info/) ma siamo ancora molto lontani da un censimento degli incendi, abbiamo prodotto infografiche con i dati presi da tutte le fonti possibili ma è difficile spesso districarsi in questo caos normativo e di competenze. Di certo esiste un sistema che giustifica questa perenne emergenza, ci sono molti soldi che circolano, gli incendi sono diventati un vero e proprio business: bastano come esempi i fondi che arrivano per il rimboschimento o quelli impiegati per l’utilizzo dei canadair».
E se ormai i roghi sono diventati sistema allora non ci si può più far cogliere impreparati, specie quando si sono individuate da tempo le principali ragioni dei roghi siciliani: «Ci sono gli agricoltori che bruciano i terreni per avere un pezzo di più di pascolo, le organizzazioni criminali che lucrano, la prevenzione che continua a mancare. E poi c’è il falso problema dei forestali, coi quali invece – spiega ancora la presidentessa di Ad Maiora – noi siamo solidali, anzi ci sosteniamo a vicenda».
Se per la stagione 2017 è rimasto ben poco da fare, gli sforzi maggiori devono essere fatti ad estate conclusa, affinchè la prossima possa essere libera dalle fiamme. Ne conviene ancora Rosalinda: «Per far sì che il 2018 sia diverso bisogna continuare a tenere unita la sinergia – aggiunge – e spingere su concetti chiave come il coinvolgimento dell’associazionismo e della cittadinanza attiva e il monitoraggio degli incendi. Non si devono dimenticare i roghi dopo l’estate e bisogna agire prima che arrivi la successiva».