A Santa Lucia del Mela si riuniscono giovani e docenti. L'evento è promosso dall'antropologo Dario Piombino Mascali, che spiega: «La Sicilia conta diversi giacimenti di mummie. Da una parte suscitano curiosità e un po' di timore, ma se le analizziamo scientificamente è possibile ricavare tantissime informazioni preziose»
Messina, un campus sullo studio delle mummie Prof da tutto il mondo. «Finestra sull’antichità»
La provincia di Messina torna ad ospitare la Mummy Studies Field School, un campus dedicato agli studi sulle mummie che per la seconda edizione torna nel paese di Santa Lucia del Mela fino al prossimo 5 agosto. L’evento, a cui parteciperanno 12 studenti provenienti da diversi parti del mondo, è stato organizzato dall’antropologo Dario Piombino Mascali, conservatore delle Catacombe dei Cappuccini e direttore del Progetto Mummie Siciliane, e dallo scienziato forense Karl Reinhard, docente di parassitologia all’Università del Nebraska.
«La Sicilia conta diversi giacimenti di mummie – spiega Piombino Mascali -. In particolare, la provincia messinese è nota in tutto il mondo per il numero cospicuo di questi reperti che, oltre ad interessare gli studiosi, richiamano ogni anno centinaia di turisti. Si pensi ad esempio alle catacombe di Savoca con i corpi dei cappuccini conservati nelle cripte. Il nostro è un territorio ricchissimo da questo punto di vista, le mummie fanno parte della cultura siciliana».
E una mummia può essere considerata una finestra sull’antichità, è questo l’approccio suggerito dall’antropologo Piombino Mascali. «Da una parte un corpo mummificato suscita curiosità e forse un po’ di timore, ma se lo analizziamo scientificamente è possibile ricavare tantissime informazioni preziose. Si parte dal tipo di manipolazione che il feretro ha subito per restare conservato negli anni, passando per lo studio sullo stato di salute e su eventuali patologie, fino ad arrivare all’esame di elementi esterni associati al corpo stesso come pollini o particolari insetti. Alcuni studiosi di altre parti del mondo, invece, si interessano delle mummie siciliane per i costumi tipici che indossano. Studiare un corpo così ben conservato è un’esperienza affascinante che va fatta però con interventi il meno impossibile invasivi per rispetto della sacralità che avvolge ogni feretro».
Quest’anno Mummy Studies Field School è incentrata sullo studio scientifico delle mummie egizie, sia umane che animali, grazie alla partecipazione di Lidija McKnight e di Iwona Kozieradzka, curatrici al museo di Manchester, dove dal 1908 esiste una lunga tradizione di studi sulle mummie, inaugurata dall’egittologa Margaret Murray. Al team si aggiungono anche Debra Meier, esperta di musealizzazione dei resti umani, Johnica Morrow, entomologa, entrambe dell’Università del Nebraska, e Mari Toppinen, biologa esperta di dna antico, dell’Università di Helsinki.
«Studiare i cadaveri mummificati di animali rappresenta una novità nel nostro territorio – precisa Piombino Mascali -. A riguardo sarà fondamentale la presenza delle dottoresse provenienti da Manchester con le quali ho avviato un proficuo rapporto di collaborazione. Sarà anche un modo per valorizzare le ricchezze della nostra regione che, nonostante i noti problemi economici e sociali, è ancora in grado di stupire e affascinare per il suo patrimonio artistico e culturale».