il Monsignore parla dei giovani e del lavoro, della mancanza di occupazione che porta le nuove generazioni a cercare fortuna altrove: «L'esodo dalla Sicilia - dice - sta diventando una necessità storica terribile». E sui migranti: «Pensare che sia l'arrivo di tanti fratelli dal Sud del mondo a togliere il lavoro ai nostri giovani è una totale idiozia»
Santa Rosalia, dura omelia del vescovo Lorefice «La nuova peste è rischio mancanza di futuro»
Dura omelia del vescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, in occasione della messa celebrativa di Santa Rosalia: «Le pesti, le grandi, dilaganti emergenze siciliane del nostro tempo si presentano stasera davanti ai nostri occhi – ha detto Lorefice – La prima, la più importante credo, è il rischio diffuso della mancanza di futuro. Rischiamo di essere una città e una regione senza futuro, il futuro – ricordiamolo – di una storia gloriosa, perché la mancanza endemica di lavoro rischia non solo di gettare in una crisi irreversibile la nostra economia, ma soprattutto rischia di sottrarre la speranza di un domani ai nostri giovani».
Lorefice parla dei giovani e del lavoro, della mancanza di occupazione che porta le nuove generazioni a cercare fortuna altrove: «L’esodo dalla Sicilia – dice – sta diventando una necessità storica terribile, che priva la terra del suo nutrimento decisivo. E ad alimentare un territorio, una Città, sono i desideri, i progetti, la voglia di fare, le idee e le aspirazioni delle giovani generazioni che si avvicendano nel corso dei decenni e dei secoli. Senza la linfa ideale e rinnovata di questo ardore, senza il sapore di questo sogno, non c’è domani – prosegue il vescovo – Ma senza lavoro vero, dignitoso, costruttivo, teso a cambiare il mondo, non c’è domani».
Non manca un pensiero commosso ai migranti: «E mentre si compie quest’esodo doloroso, Palermo e la Sicilia tutta sono il porto ideale di un altro esodo, di dimensioni planetarie, quello dei popoli del Sud del pianeta – dei nostri fratelli africani e del Medio Oriente – che giungono in Europa in cerca di rifugio e di opportunità di vita – sono le parole del vescovo – Non dobbiamo nasconderci però dietro i luoghi comuni o le visioni distorte di molta politica. La molla ultima di questo esodo biblico, al di là di ogni consapevolezza di chi parte, è il desiderio di giustizia. Perché abbiamo costruito e stiamo costruendo un mondo senza giustizia, dove in maniera insopportabile i poveri impoveriscono e aumentano, mentre i ricchi si arricchiscono e sono sempre di meno». Poi un atto d’accusa: «Un mondo in cui il Nord – gli Stati Uniti, l’Europa -, tutti i cosiddetti paesi sviluppati, possono sfruttare e depredare le ricchezze dei popoli del Sud – dell’Africa, dell’Asia – senza alcuno scrupolo e senza alcun ritegno. È da questo squilibrio che affama miliardi di persone, da questo ordine politico che accetta e fomenta la guerra e quindi la fuga disperata dei civili, è da questo modo di ordinare (o di disordinare) il mondo che viene l’esodo disperato di milioni di persone che in definitiva vengono a chiederci giustizia e diritti. E Palermo e la Sicilia – puntualizza Lorefice – rappresentano la meta privilegiata di questi viaggi, il porto ideale dell’Occidente».
Infine l’esortazione: «Care palermitane, Cari palermitani, sarebbe un grave errore contrapporre i due esodi, quello dei nostri giovani e quello dei popoli del Sud. Chi ha una responsabilità politica ed è purtroppo miope e ignorante può farlo. Noi no. Noi no – ripete – Pensare che sia l’arrivo di tanti fratelli dal Sud del mondo a togliere il lavoro ai nostri giovani è una totale idiozia. Al contrario: l’esodo epocale dall’Africa attraverso il Mediterraneo è l’appello, e soprattutto l’opportunità che la storia ci offre, per ribaltare il perverso assetto del mondo e della sua economia; per creare nuove possibilità e nuove speranze proprio grazie all’accoglienza e all’integrazione dei tanti che giungono e che già oggi sono un polmone del lavoro e dello stato sociale in Italia. L’alleanza tra i due esodi, e non la contrapposizione – conclude Lorefice – è il vero orizzonte che ci può consentire un passaggio nuovo. I migranti e i giovani in Sicilia non sono reciprocamente nemici, ma sono il popolo del futuro, il popolo della speranza».