Conosciuto con l'acronimo Ceta, dopo l'approvazione del parlamento europeo, aspetta il via libera dell'Italia. Prevede l'abbattimento dei dazi favorendo i rapporti commerciali con il paese nordamericano. Ma c'è chi pone dubbi in merito alla qualità delle materie che arriveranno: «Il loro grano e mais sono per l'80 per cento Ogm»
Agricoltura, accordo Canada-Ue divide i politici Corrao: «Rischi per salute». La Via: «Più export»
L’ok nel pomeriggio di ieri è arrivato anche in commissione Affari esteri al Senato. Ma il Ceta, l’accordo economico e commerciale globale tra Canada e Unione europea, continua a non convincere in molti. Il trattato di libero scambio, in via di recepimento a livello nazionale, regolamenta di fatto i rapporti commerciali e aggiorna i dazi legati alle importazioni e alle esportazioni.
Secondo gli eurodeputati del Movimento 5 stelle Ignazio Corrao e Tiziana Beghin, che al Parlamento Europeo hanno votato contro l’accordo, «il Ceta colpirà duramente la nostra agricoltura. Le importazioni senza dazi di grano passeranno dalle 38mila tonnellate attuali a oltre 100mila, quelle di mais da 7 a 45mila. Se questi numeri sembrano impressionanti – continuano – è perché in media un’azienda agricola canadese è 20 volte più grande di una europea. Come faranno i piccoli e medi agricoltori e allevatori a competere con questi giganti canadesi?».
Ma oltre agli aspetti legati ai produttori, secondo l’accusa dei due eurodeputati le cose non vanno meglio guardando invece alla salute dei consumatori: «Le normative sulla qualità del cibo in Canada – continuano Corrao e Beghin – sono inferiori all’Europa, in Canada, ad esempio, l’81per cento del mais e l’80 per cento del grano sono Ogm e il timore è che il Ceta possa livellare anche le norme europee al livello di quelle di Canada e Stati Uniti. Il Ceta rischia di istituire una procedura affinché gli Ogm siano approvati più velocemente, senza tutte le precauzioni che usiamo in Europa. La carne canadese, invece, contiene ormoni e ractopamina, sostanze vietate in Europa, ma che rischiamo di ritrovare presto nei nostri piatti».
Insomma «nonostante le pressioni della società civile – aggiungono – che hanno denunciato più volte il rischio di privatizzazioni selvagge, diminuzione degli standard di sicurezza alimentare e invasione del mercato europeo da parte di prodotti canadesi, il governo nazionale italiano è stato tra i più accaniti promotori di questo accordo. Il ministro Calenda – attaccano i due eurodeputati – ha addirittura chiesto all’Europa di non fare esprimere i parlamenti nazionali (incluso quello italiano) su questo trattato. Non sorprende quindi che l’Italia stia per ratificare il trattato a tempo record. Per questo il M5s ripete quella che è sempre stata la sua posizione nel parlamento europeo: il Ceta non è un accordo di libero scambio, ma una riforma istituzionale travestita da trattato e deve essere respinto».
Di tutt’altro avviso, invece, è Giovanni La Via, parlamentare europeo del Ppe, che ha invece votato a favore del trattato: «Io penso che il non avere l’accordo avrebbe comportato molti più aspetti negativi, che vantaggi – dichiara a MeridioNews -. Prima del Ceta, dal Canada per le importazioni di grano duro non si pagavano dazi, mentre per l’esportazione di pasta i nostri imprenditori versavano il 12 per cento di tasse. Un vantaggio maggiore c’è addirittura nel settore vinicolo, dove i dazi arrivano oggi anche a 33 punti percentuali».
Certo, il rovescio della medaglia resta il gap di restrizioni in tema di salute tra la normativa europea e quella canadese. «Ma su quella possiamo intervenire nell’ottica di porre condizioni più stringenti al Canada – sottolinea La Via -. Certamente quella della differenza tra il grano europeo e quello canadese è una questione che va regolamentata, ma non è col protezionismo che si migliorano le capacità imprenditoriali dei nostri agricoltori». Guarda al trattato con ottimismo anche Rosa Giovanna Castagna, presidente della Cia Sicilia, secondo cui «gli accordi sono sempre positivi, perché comunque regolamentano un mercato». Ma avvisa: «È chiaro però che adesso il glifosato non deve essere usato nemmeno in Canada, altrimenti stiamo giocando in partenza una partita impari».