Sciascia, tra scatti e riscatti sociali

In Sciascia la scrittura fa amicizia con la fotografia. Ne sono testimonianza i suoi libri, le foto che lo raffigurano o che immortalano il suo sguardo sul mondo, i ricordi delle persone che hanno lavorato con e per lui. Le fotografie di Giuseppe Leone, Ferdinando Scianna, Melo Minnella ed Enzo Sellerio sono, insieme ai testi scritti dal maestro di Racalmuto, i protagonisti della mostra “Sicilia negli occhi” che – organizzata dalla facoltà di Lettere e Filosofia con il patrocinio del Dipartimento di Studi Europei e la collaborazione della Biblioteca regionale di Catania – cerca di raccontare, per immagini e per parole, un pezzo di Sicilia.

A vent’anni dalla scomparsa dello scrittore, la mostra si prefigge di rievocare la sua capacità di sfruttare ai fini del racconto reale le arti figurative, oltre il sapere dei libri. Per Sciascia il germe della conoscenza consiste nell’osservare: dai fatti quotidiani della povera gente, alle azioni di mafia e di corruzione; e dopo aver osservato, occorre saper fare dialogare i testi con le immagini. Come Sciascia riprende da Saint-Exupéry: «Non bisogna imparare a scrivere ma a vedere. Scrivere è una conseguenza».

La “Sicilia negli occhi”, raccontata anche dal documentario “Tre fotografi per Sciascia” realizzato dal laboratorio “La.mu.sa.”, traccia dunque un percorso visivo, oltre che di scrittura, che va dal ritratto sciasciano a quello di altri scrittori come Pirandello, Flaubert, e altri, passando per i volti delle persone comuni e dei paesaggi siciliani. Non a caso Sciascia è definito dai suoi amici fotografi sia un ‹‹indagatore del territorio››, il cui lavoro di scrittura fotografica spazia dalle “Feste religiose in Sicilia” alla mostra “Ignoto a me stesso”, sia un profondo ‹‹indagatore dell’animo umano›› narratore della “Contea di Modica”, delle “Parrocchie di Regalpetra”, della “Invenzione di una Prefettura”, del pamphlet su “L’affaire Moro” e di tanto altro: dove il romanziere che è in lui si fonde con la sua essenza di inquirente-inquisitore per spiegare come la giustizia non sia in grado di colpire i colpevoli e si riveli impotente a difendere la polis.

Con la sua letteratura Sciascia denuncia le falsità sociali e politiche (e diventa spunto per esperimenti), ma con la fotografia cerca di intrappolare il destino di alcuni attimi, raggelandoli, per farli vivere eternamente seppur nella morte apparente, cristallizzando quest’analisi dell’identità umana autentica e mascherata al tempo stesso. E forse risiede proprio qui il problema più insopprimibile della fotografia: credere di sapere ciò che si sta vedendo mentre altro non è che l’interpretazione che si offre alla verità di un momento. La “Sicilia negli occhi” di verità interpretative momentanee ne dà almeno tante quante le foto esposte.

Vista l’affluenza ininterrotta, si è deciso di prorogare la mostra (che doveva chiudere i battenti venerdì 26 marzo) fino al 9 aprile. Le visite proseguiranno negli stessi orari: dal lunedì al venerdì 10.00-13.00 e 16.00-18.00, sabato e domenica chiusa.
 


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