E partito da Cassibile ed è arrivato a Siracusa il corteo in giallo della prima giornata senza immigrati. Hanno aderito associazioni, studenti e sindacati, ma tanti lavoratori stranieri hanno preferito non farsi vedere- Il Bel Paese del Primo Marzo
Cassibile Siracusa, in marcia per i diritti negati
“Dobbiamo fare capire a questa città addormentata che gli immigrati non sono un problema, ma una risorsa. Quello che avviene a Cassibile e a Rosarno deve farci vergognare. E noi oggi siamo qui per vergognarci”. Sono queste le parole che Massimiliano Perna, organizzatore del coordinamento “Primo marzo 2010” di Siracusa, accompagnato dagli organizzatori catanesi, dice ai partecipanti del primo sciopero nazionale degli stranieri, mentre sfilano in corteo a favore dei diritti dei migranti.
Riunitisi alle prime luci dell’alba a Cassibile, in via Nazionale, luogo in cui ogni mattina i caporali, durante il periodo della raccolta delle patate, prelevano i migranti per portarli a lavorare nei campi del siracusano, gli organizzatori si sono poi spostati al campo sportivo Pippo Di Natale. Lì verso le 9 insieme a loro si sono uniti gli stranieri della comunità di Bosco Minniti e gli studenti dei licei siracusani che, stretto al braccio o al collo un nastrino giallo, colore simbolo dell’iniziativa. Insieme a suon di musica hanno attraversato le vie cittadine: Corso Gelone, Corso Umberto, fino ad arrivare a Ortigia. Uno sciopero per far fermare gli stranieri che lavorano nelle campagne siciliane e per coinvolgere i cittadini. Ma a cui hanno partecipato solo in pochi. “Siamo deluse. Ci aspettavamo molte persone che manifestassero contro le differenze” esclamano Antonella e Fabiana, studentesse. E mentre due dei migranti di Bosco Minniti leggono prima in francese e poi in inglese gli articoli della Dichiarazione dei Diritti Umani, altri extracomunitari del luogo rimangono ai bordi della strada o sui marciapiedi, limitandosi a guardare. “Abbiamo un appuntamento di lavoro. Non possiamo manifestare” spiegano due tunisini che non hanno voluto dirci i loro nomi. Anche gli abitanti della città sembrano essere disinteressati alla manifestazione. E alcuni non sanno nemmeno di cosa si tratta. Come il giornalaio Luciano che, nonostante la promozione dello sciopero sui mass media, non riesce a spiegarsi la presenza dei manifestanti: “Uno sciopero degli stranieri? Non ne sapevo nulla”. E aggiunge: “Se a scioperare sono gli stranieri regolari, è giusto. Ma quelli irregolari non possono farlo perché non possono pretendere di avere gli stessi diritti”. Ma per fortuna non tutti i siracusani la pensano così: “Ho trascorso 15 anni in Africa. E’ brava gente ed è giusto che reclamino i loro diritti. Fossi stata più giovane, mi sarei unita a loro” esclama candidamente la signora Filippa. Durante lo sciopero non sono mancati gli appelli per uno degli organizzatori assenti: “Le persone oneste, come padre Carlo, vengono perseguitate perché aiutano questi ragazzi” urla al megafono Federico del coordinamento catanese. “Liberate padre Carlo” grida un migrante di Bosco Minniti. “Appello del tutto spontaneo. La cosa più bella che c’è” sottolinea Perna. Il corteo si è poi concluso al Tempio di Apollo. Da lì i partecipanti si sono spostati nei locali dell’antico mercato per pranzare. E per intrattenersi con momenti ludici, artistici, musicali e con la proiezione di documentari sull’immigrazione. Una giornata storica, da non dimenticare. E da ripetere. Magari insieme a tutti quegli extracomunitari che oggi, per un motivo o un altro, non si sono fatti vedere.