E tempo di mantenersi in forma e alla moda, a colpi di monetine sui fianchi. Quella orientale è una danza che si distingue tra laica, ufficiale e popolare, il cui obiettivo è principalmente il divertimento
Baladi, arte dOriente
È un’arte ancestrale tra le più antiche al mondo. La danza orientale o “Baladi” esalta la femminilità e la sinuosità del corpo. Originaria del Medio-Oriente e dei paesi arabi (eseguita soprattutto, ma non esclusivamente, dalle donne) trova origine nei riti di fertilità, associata sia alla religione sia all’esoterismo. Sviluppatasi nelle corti principesche, si distingueva in danza laica, organizzata nelle celebrazioni a carattere sociale come nozze, banchetti e feste dedicate al ricordo dei morti; in danza ufficiale, organizzata dai Re in onore di alcuni Dei; e in danza popolare o civile, che si celebrava generalmente nei palazzi o nelle case ed era eseguita da gruppi di ballerini di ambo i sessi.
La terminologia è varia come vari sono i Paesi da cui proviene (Egitto, Turchia…), ma l’obiettivo ancora oggi è pressoché lo stesso: divertimento sociale, all’interno della famiglia o in occasioni particolari come feste e matrimoni. Tuttavia è bene fare una distinzione: “danza del ventre” è una definizione più popolare e più diffusa, ma riguarda appunto in senso stretto solo il movimento della pancia e dei fianchi; “danza orientale” (o Raqs Sharqi) è invece un termine che considera tutto: pancia, fianchi, braccia, mani e testa, i cui gesti semplici imitano i diversi movimenti degli animali come il serpente o il cammello, la gazzella o il cavallo, le onde del mare, la forma della luna o del cerchio-uovo primordiale.
Un tempo con la danza si entrava in relazione profonda con i ritmi della natura. Imitandoli e identificandosi con essi, le persone danzavano come inno agli eventi più importanti della loro esistenza quali la nascita, la semina, il raccolto, il matrimonio e l’atto sessuale. E le danze non erano strutturate secondo canoni estetici, che si sono formati successivamente, ma venivano improvvisate per dare libero sfogo all’espressività e all’emozione. Per esempio ai tempi della dea babilonese “Ishtar” – simbolo di fertilità, amore e sensualità – le sacerdotesse la onoravano con danze, sacre propiziatorie e rituali magici che coinvolgevano anche i fedeli, allo scopo di raggiungere uno stato mistico per entrare in contatto con la divinità stessa.
Un tipo di danza che nel corso della storia ha subito varianti raffinate, vedendo l’alternarsi di fasi involutive a fasi evolutive. E al giorno d’oggi sta tornando di moda.