Salvatore Riso ieri sera è andato a controllare il suo peschereccio prima di tornare a casa. «Le barche erano molto più alte del solito, poi all'improvviso il mare si è ritirato». Il fenomeno, spiega l'esperto Carmelo Monaco, è «un meteotsunami che si verifica per repentine variazioni della pressione atmosferica»
Cos’è il marrobbio che ha devastato Lampedusa Pescatore: «Prima il porto prosciugato, poi l’onda»
«Avevo appena lasciato la mia ragazza e, come ogni sera, prima di tornare a casa sono passato dal porto a controllare il mio peschereccio. Le barche erano molto più alte del solito. Poi all’improvviso, nel giro di un minuto, il mare si è ritirato e il porto si è quasi prosciugato, sono rimasti 40 centimetri d’acqua e molti pescherecci si sono adagiati su un fianco. Nel giro di un paio di minuti la marea è tornata in modo violento, come un’unica onda, travolgendo tutto». Salvatore Riso è stato uno dei primi a lanciare l’allarme, ieri notte a Lampedusa, colpita dal marrobbio, che gli esperti descrivono come uno tsunami metereologico. Il suo peschereccio, il Vita Antonina, si è salvato. Due invece sono andati a fondo, così come diverse altre imbarcazioni più piccole.
«Molte barche non si trovano – racconta Salvatore – sono colate a picco e l’acqua è torbida. È stato uno spettacolo spaventoso: àncore strappate, pescherecci che sbattevano l’uno contro l’altro». Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha annunciato che lunedì dichiarerà lo stato di calamità per Lampedusa, oltre a un emendamento aggiuntivo al ddl stralcio della Finanziaria, per consentire il ristoro ai proprietari dei pescherecci danneggiati. «Ho disposto che la Protezione civile regionale intervenga subito a supporto dell’isola», ha detto Crocetta. Due funzionari dovrebbero arrivare in queste ore nell’Isola. «La loro presenza – ha commentato la sindaca Giusi Nicolini – sosterrà l’amministrazione comunale e l’autorità marittima nella mappatura e quantificazione del danno».
Non è la prima volta che il fenomeno del marrobbio colpisce la Sicilia occidentale, in particolare Mazara del Vallo e la stessa Lampedusa. «Generalmente gli tsunami sono originati da forti terremoti o grandi frane sottomarine, talora da vulcani e raramente perfino da meteoriti- spiega Carmelo Monaco, direttore del dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’università di Catania -. Esistono però altre onde anomale ed analoghe agli tsunami, prodotte dall’improvvisa insorgenza di intensi fenomeni atmosferici che prendono il nome di meteotsunami o tsunami meteorologici». Il fenomeno del marrobbio verificatosi a Lampedusa rientra proprio in questa categoria.
«Si tratta – continua l’esperto – di onde anomale che si verificano a causa di repentine variazioni della pressione atmosferica in mare aperto, dovute in genere a profonde depressioni che si propagano rapidamente con venti molto forti da sud-ovest e con velocità simile a quella del moto ondoso, amplificando il fenomeno. Si innesca così un fenomeno oscillatorio delle onde che può diventare distruttivo se favorito dalla morfologia del fondo marino e della linea di costa, in quanto l’onda può entrare in risonanza (aumento significativo dell’ampiezza delle oscillazioni, che corrisponde ad un notevole accumulo di energia all’interno del sistema sollecitato) laddove il litorale è caratterizzato da baie strette e lunghe e i fondali marini si innalzano improvvisamente».
Secondo il Rapporto Onde Anomale della Regione Siciliana, nel recente passato si registrano diversi casi. Il 16 aprile del 1999 un meteo-tsunami a Mazara del Vallo provocò ingenti danni al porto canale; il 30 dicembre del 2002 a Stromboli una frana provocata dall’eruzione causò un’inondazione; il 14 settembre del 2012 a Pozzallo un pontile fu devastato e quattro barche finirono al macero a causa del marrobbio; e infine il 25 giugno del 2014 ancora un fenomeno di marrobbio devastò il porto canale di Mazara. Lo stesso fenomeno si verifica con regolarità anche nei grandi laghi americani e nel mar Adriatico.
«Ieri sera – racconta Salvatore – c’era bonaccia, l’isola era coperta da una cappa, da un’afa intensa. A un tratto è venuta quella che qui chiamiamo la boria, un forte vento caldo. Io ho allertato il mio equipaggio e siamo riusciti a mettere in salvo l’imbarcazione. Per altri non è stato così, un peschereccio che va a fondo è una vita rovinata, i sacrifici di un’intera esistenza buttati, è come un’industria che crolla con un terremoto». Stanotte Salvatore rimarrà a vegliare a bordo del suo peschereccio. «Il tempo è simile a ieri sera, se non si alza un forte vento da maestrale la situazione non cambierà. Temo che non dormiremo sonni tranquilli».