Caltagirone, Patrizia Formica uccisa mentre dormiva «Un raptus». Ma non viene esclusa premeditazione

«Ho avuto un raptus, volevo lasciarla e l’ho accoltellata. Non so se è viva, mandate i soccorsi». Quando Salvatore Pirronello, pregiudicato di 52 anni, si è presentato alla caserma dei carabinieri di Caltagirone erano da poco passate le quattro del mattino. Vestiti puliti, ma mani e unghie ancora macchiati di sangue. A cinquecento metri da lì, nella camera da letto della casa in cui vivevano in via Filippo Paladini, la sua compagna – la 47enne Patrizia Formica – strisciava dal letto al pavimento, fino ad arrivare alla porta della stanza, per chiuderla a chiave. Dei quattro colpi di coltello a serramanico che l’hanno raggiunta, uno (probabilmente il primo) potrebbe essere arrivato fino al cuore. L’altro ha penetrato l’addome in profondità. Il terzo e il quarto sembrerebbero, dalla prima ispezione cadaverica condotta dal medico legale, più superficiali: Formica si sarebbe svegliata dopo il primo colpo, a quel punto avrebbe tentato di difendersi. A confermare questa tesi ci sarebbero le lacerazioni agli arti superiori.

Al loro arrivo, i soccorritori del 118 e i carabinieri del nucleo operativo di Caltagirone, guidati dal comandante Tommaso Climi, hanno ritrovato la donna riversa in una pozza di sangue e, nonostante il tentativo di rianimazione, per lei non ci sarebbe stato nulla da fare. Pirronello, col quale lei conviveva da poco meno di un anno, l’aveva lasciata riversa in terra. Secondo la ricostruzione che lui stesso avrebbe confermato davanti al suo avvocato, alla presenza del magistrato Fabio Platania e degli investigatori, la relazione tra i due era diventata negli ultimi tempi piuttosto litigiosa. Tanto che lui pensava da tempo di interromperla, senza trovare il modo per farlo. Durante una notte d’insonnia, passata a riflettere sul modo per lasciare Formica, il 52enne sarebbe stato colto da quello che ha definito lui stesso «un raptus di follia».

Sarebbe quindi corso in cucina, a prendere il coltello a serramanico con lama lunga 12 centimetri che teneva in un cassetto, e l’avrebbe assaltata mentre lei dormiva. Come soluzione per un rapporto che non funzionava più. Dopo il femminicidio, Pirronello sarebbe prima andato in bagno a lavarsi le mani, poi si sarebbe cambiato: si sarebbe tolto il pigiama, inzuppato di sangue, per indossare degli abiti puliti. Accanto agli abiti sporchi avrebbe lasciato, sempre in camera da letto, anche l’arma del delitto, che lì è stata ritrovata. Poi sarebbe uscito di casa, senza prendere la macchina, per andare alla caserma dei militari poco distante. Niente automobile, nessuna telefonata ai soccorsi (nonostante lei ancora respirasse), ma il cellulare nella tasca dei pantaloni.

Per gli investigatori non è da escludere che, a differenza di quanto sostiene il reo confesso, il delitto fosse premeditato. I carabinieri di Caltagirone lo hanno arrestato con l’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e dal fatto che la vittima non fosse nelle condizioni di difendersi. Salvatore Pirronello è adesso nel carcere di Caltagirone. Il sostituto procuratore Fabio Platania dovrebbe chiedere nelle prossime ore la convalida. Da quel momento in poi il giudice per le indagini preliminari avrà 48 ore per decidere sulla custodia dell’assassinio. 

Nel frattempo, le forze dell’ordine continuano a cercare nel suo passato: oltre alla condanna per la rapina all’autobus finita in tragedia nel 1981 (morirono l’autista e l’avvocato Enzo Auteri, ex presidente della Provincia di Catania), nel fascicolo che lo riguarda ci sarebbero un arresto per un tentato omicidio avvenuto al Nord Italia, quando l’uomo era da poco maggiorenne, e diverse denunce per minacce e lesioni. Anche formulate da ex compagne dell’aggressore. «Sul fatto che fosse un uomo violento non ci sono dubbi», dicono da ambienti investigativi. Ma la 47enne Patrizia Formica non avrebbe mai formulato contro di lui nessuna denuncia.


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