Un serpentone ha attraversato la città scelta come sede regionale nel giorno dedicato alle vittime innocenti della criminalità organizzata. In diretta da Locri, don Ciotti ha risposto alle minacce comparse sui muri del paese calabrese: «Non si uccide solo con la violenza. Guardiamoci bene dalla retorica della legalità»
In 12mila a Trapani per la giornata contro le mafie «Questa terra conserva ancora misteri e segreti»
«Trapani conserva ancora misteri e segreti della mafia. È la terra di Matteo Messina Denaro, ma è anche la terra di chi ogni giorno ci mette la faccia contro le mafie. Il 21 marzo è legge, e siamo felici di poter svolgere questa giornata qui a Trapani abbracciando tutti i familiari delle vittime innocenti della crudeltà mafiosa». Salvatore Inguì, referente locale di Libera, sintetizza perché oggi 12mila persone si sono date appuntamento per sfilare insieme, in occasione della XXII giornata nazionale in memoria delle vittime innocenti delle mafie. La manifestazione nazionale quest’anno si è svolta a Locri, in Calabria, come piazza siciliana però è stata scelta Trapani, un territorio difficile e ritenuto ancora lo zoccolo duro della mafia.
Già dalle prime luci dell’alba i volontari di Libera dei vari presidi siciliani si sono messi a lavoro per organizzare la manifestazione che ha richiamato circa 12mila persone dall’intera Isola. Tantissimi autobus di studenti delle scuole siciliane hanno riempito la città con striscioni e magliette celebrative. Una giornata sentita da molti, studenti, insegnanti, giovani e meno giovani, uomini delle istituzioni e autorità militari e religiose per ricordare quella che è stata definita «la strage degli innocenti».
Il lungo corteo, guidato dai familiari delle vittime innocenti della mafie e dai sindaci della provincia, è partito puntuale dal corso Vittorio Emanuele. Il serpentone ha attraversato il centro storico con slogan e striscioni. «Non è la classica manifestazione antimafia vuota e auto celebrativa – spiega uno studente -. Siamo qui soprattutto per abbracciare i familiari delle vittime innocenti della crudeltà mafiosa. In molti ancora aspettano giustizia e cercano risposte alle tante domande. La mafia negli anni ha seminato morte e ucciso bambini, donne, padri, madri, che meritano di essere ricordate e che noi abbiamo il dovere di ricordare, non solo oggi, ma ogni giorno con piccoli gesti quotidiani». I ragazzi sono preparati, conoscono le storie e colgono il vero senso della legalità. Durante l’anno scolastico sono tantissimi i progetti sul tema, molti gli eventi che hanno anticipato il 21 marzo nelle scuole di Trapani, Castellammare del Golfo, Alcamo, Agrigento, Erice, Bagheria, Palermo e in tantissime altre della Sicilia. «L’affetto dei ragazzi oggi è molto importante», dichiara un familiare.
Sabato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui la mafia ha ucciso il fratello Piersanti, dal palco di Locri insieme a don Luigi Ciotti, ha abbracciato i familiari delle vittime innocenti delle mafie e ha lanciato un messaggio chiaro: «I mafiosi non conoscono pietà né umanità. Non hanno alcun senso dell’onore, né del coraggio. I loro sicari colpiscono, con viltà, persone inermi e disarmate. Per questo motivo, – ha sottolineato il Capo dello Stato – la lotta alle mafie riguarda tutti. Nessuno può dire: non mi interessa. Nessuno può pensare di chiamarsene fuori. Le mafie sono la negazione dei diritti. Opprimono, spargono paura, minano i legami familiari e sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili».
Intorno alle 11 il lungo corteo ha raggiunto piazza Vittorio Veneto per la lettura di tutte le vittime innocenti delle mafie a cura dei ragazzi delle scuole e dei volontari di Libera. Tra i tanti nomi anche quelli delle vittime trapanesi. «Per noi è un giorno importante – spiega Antonella Borsellino, figlia di Giuseppe e sorella di Paolo, imprenditori uccisi da Cosa Nostra – viene data voce ai nostri familiari, e qui a Trapani mi sento a casa». Parole importanti e dure da parte di Vincenzo Agostino, che lancia un appello direttamente al latitante Matteo Messina Denaro: «La mafia va sconfitta insieme ai giovani, la presenza di tutti questi giovani qui oggi è molto importante. Troppi di quei nomi ancora aspettano giustizia e verità, ed è proprio questa la cosa che fa più rabbia. Voglio lanciare un appello direttamente a Matteo Messina Denaro: consegnati! Il tuo tempo è finito, noi dobbiamo vederti in faccia. Consegnati prima che sia troppo tardi».
Don Luigi Ciotti, in diretta dal palco di Locri, ha usato parole importanti, soprattutto dopo le scritte apparse ieri a Locri contro lui e il vescovo: «Le mafie non uccidono solo con la violenza, impegniamoci tutti ogni giorno. E guardiamoci bene dalla retorica della legalità, è necessario restituire dignità e verità. Le mafie distruggono la vita e bisogna reagire con la cultura e l’educazione. Siamo tutti fieri di essere sbirri»