La corte d'Appello di Messina ha ribadito la pena decisa in primo grado per Leone Scurria. Il professionista è ritenuto responsabile di non aver assistito una paziente che era arrivata al Policlinico per abortire, dopo aver scoperto che il feto che aveva in grembo presentava delle malformazioni
Donna abortì da sola nel bagno dell’ospedale Confermata condanna per il medico obiettore
Confermata dalla corte d’Appello di Messina la condanna a un anno per un medico obiettore di coscienza, che non avrebbe assistito una donna che ha partorito nel bagno del Policlinico dove era ricoverata per un aborto terapeutico.
I giudici hanno confermato la condanna emessa in primo grado e anche la sospensione della pena a Leone Scurria per omissione in atti d’ufficio, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Maurizio Salomone. Il professionista era stato prosciolto, ma la Cassazione si è pronunciata dopo il ricorso proposto dalla parte civile, annullando la decisione del gup e rinviando tutto indietro.
A chiedere di fare luce su quanto accaduto è stata la 37enne che la notte tra l’11 ed 12 giugno 2010 aveva espulso un feto nel bagno della sua stanza al Policlinico. La donna era alla terza gravidanza. Già mamma di due bambini, uno di dieci e un altro di sette, aveva scoperto al quinto mese di gestazione, durante l’ecografia morfologica, che il bambino presenta delle malformazioni. Con grande sofferenza aveva deciso di interrompere la gravidanza scegliendo l’aborto terapeutico.
La donna è andata al Policlinico e qui, come previsto da protocollo, i medici iniziano la stimolazione. Ripetuta ogni tre ore fino alle 21. Nella denuncia presentata in procura, la donna ha scritto di aver chiesto l’intervento dei medici. Era da sola con la madre che la assisteva quando un infermiere è entrato nella stanza a dirle che non sarebbero intervenuti perché obiettori di coscienza. Le doglie si facevano sempre più forti e durante la notte la donna, che era andata in bagno, aveva espulso il feto da sola.