La decisione della gup Rosa Alba Recupido è arrivata nella mattinata di oggi e, entro 60 giorni, dovrebbero essere depositate le motivazioni della condanna a Enza Ingrassia. La donna era accusata di omicidio aggravato dalla condizione di coniuge. Il legale della 65enne, l'avvocato Castiglia, potrebbe presentare ricorso
Biancavilla, moglie di Longo condannata a 14 anni Delitto in uno stato d’ira, uccise il marito nel sonno
È stata condannata a 14 anni di carcere Enza Ingrassia, la donna di 65 anni che nell’agosto del 2015 uccise nel sonno il marito Alfio Longo, elettricista in pensione di 67 anni, nella camera da letto della loro villetta di contrada Crocifisso in zona Vigne di Biancavilla. La sentenza è arrivata nella tarda mattinata di oggi ed è stata emessa dalla gup Rosa Alba Recupido. Enza Ingrassia, accusata di omicidio aggravato dalla condizione di coniuge, era difesa dall’avvocato Pilar Castiglia. La giudice ha tenuto conto sia dell’attenuante per aver agito in stato di ira sia di altre più generiche. Nell’udienza tenutasi a novembre dello scorso anno, la pm Raffaella Vinciguerra aveva chiesto per l’omicida una condanna a 13 anni e 4 mesi di reclusione nonché il riconoscimento proprio di quelle attenuanti. In quella circostanza la Vinciguerra, nella sua requisitoria, ha parlato non solo dell’efferatezza del delitto commesso dalla donna (Alfio Longo sarebbe stato ammazzato nel sonno, dopo una serata di litigi, colpendolo alla testa con un pezzo di legno utilizzato per il camino), ma anche dei maltrattamenti, delle violenze e delle umiliazioni subite dalla casalinga durante i 40 anni di matrimonio.
Enza Ingrassia avrebbe raccontato le proprie vicissitudini subito dopo aver confessato l’omicidio. Il legale della donna, l’avvocato Pilar Castiglia, aveva invece chiesto per la sua assistita l’assoluzione per incapacità di intendere e di volere nel momento dell’omicidio oppure il minimo della pena con il riconoscimento delle attenuanti generiche e di quella della provocazione. La donna, prima di confessare l’omicidio, aveva detto agli inquirenti che ad uccidere il marito erano stati alcuni soggetti incappucciati entrati in casa per mettere a segno una rapina, conclusasi poi nel sangue. Messa alle strette dagli investigatori, Enza Ingrassia ha dopo confessato di essere stata lei l’autrice del delitto, motivando il perché dell’omicidio. Le parti civili – rappresentate dalla sorella e dai nipoti della vittima – sono state assistite dagli avvocati Alfina D’Oca e Vincenzo Nicolosi, le quali, in sede dibattimentale, avevano evidenziato la crudeltà dell’azione, la lucidità e la premeditazione con cui avrebbe agito la moglie del defunto, la quale avrebbe convinto il marito, dopo un litigio, a prendere un farmaco per aiutarlo a dormire.
Durante le indagini relative all’omicidio, i carabinieri della compagnia di Paternò avevano trovato dentro alla villetta ingenti somme di denaro, dosi e piante di marijuana, elementi che avrebbero fatto presupporre contatti con pregiudicati biancavillesi. Nell’abitazione erano state trovate anche delle armi, tra cui una pistola risultata rubata. In virtù di tali elementi, gli inquirenti avevano avviato un’indagine a parte. Enza Ingrassia attualmente si trova ai domiciliari all’interno di una struttura protetta a Mascalucia. La gup Recupido entro 60 giorni dovrebbe depositare le motivazioni della sentenza emessa oggi. Non è da escludere che il legale della 65enne casalinga biancavillese, l’avvocato Pilar Castiglia, possa presentare ricorso.