Un traffico di cocaina e marijuana organizzato da quello che, secondo gli investigatori, era «l'equivalente di Andrea Nizza nei Carateddi». È Sebastiano Sardo, Iano occhiolino, 30 anni. Per gli inquirenti, in grado di pagare gli stipendi agli affiliati e stringere i contatti con altre città in Sicilia. Guarda foto e video
Spaccio San Cristoforo, 100mila euro al mese ai Cappello La droga della cosca venduta a Paternò, Messina e Gela
Iano occhiolino, Giorgio Armani, Massimo briosc, Melu ‘u ponchiu, Ianu ‘a ponchia. Sono solo alcuni dei nomi con i quali erano noti i pregiudicati nei confronti dei quali sono state eseguite, questa mattina, 16 ordinanze di custodia cautelare. È l’operazione Wink della squadra mobile di Catania, che ha fatto luce sul giro di cocaina e marijuana in via Alonzo e Consoli, tra via Belfiore e via della Concordia, nel cuore del quartiere di San Cristoforo. Il metodo militare è sempre lo stesso delle cosche catanesi: pusher, vedette, custodi e turni. Per un giro d’affari che arrivava a 100mila euro al mese, per un totale di un milione e 200mila euro l’anno. A essere accusato di avere organizzato il traffico di stupefacenti per conto del clan Cappello-Bonaccorsi è Sebastiano Sardo (classe 1986), Iano occhiolino, pregiudicato e già agli arresti domiciliari. «Per i Cappello era l’equivalente di Andrea Nizza – dichiara il capo della squadra mobile Antonio Salvago – E la sua posizione è stata chiarita grazie alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia dell’area Santapaola-Ercolano».
Le indagini riguardano il periodo tra ottobre 2013 e giugno 2014, e avrebbero messo in evidenza il ruolo di Iano occhiolino e dei suoi fratelli:
Carmelo, detto Melo ‘u ponchiu, pregiudicato, classe 1982 e già detenuto; e Luca Davide, pregiudicato, classe 1990, anche lui già in carcere per altri motivi. Ma la figura di spicco, per gli inquirenti, era quella del più grande dei tre. Sebastiano, trentenne, si sarebbe occupato di prendere le decisioni e di gestire la cassa del clan: oltre a pagare gli stipendi agli affiliati, sia quelli a piede libero che quelli dietro le sbarre, sarebbe stato suo compito amministrare le spese legali. Le immagini riprese dalle forze dell’ordine lo avrebbero visto incontrare diverse volte quello che è ritenuto essere il vertice organizzativo del clan: Santo Strano, detto Facc’i Palemmu, e Massimiliano Salvo, detto ‘u carruzzeri. Entrambi coinvolti nell’operazione Penelope che, il 13 gennaio, avrebbe disarticolato la struttura manageriale del clan Cappello.
A lavorare al suo fianco, oltre ai parenti, ci sarebbero stati anche i pregiudicati
Francesco Boncaldo (classe 1976, detto Giorgio Armani, pregiudicato) e Francesco Troina (classe 1971, detto Kawasaki, pregiudicato e già detenuto). «Sono stati attestati rapporti di Sebastiano Sardo con Gela, Messina e Paternò, che si rifornivano di droga proprio da questa piazza di spaccio», prosegue Salvago. A Sardo questa mattina è stata notificata una ulteriore ordinanza di custodia cautelare da parte del tribunale di Messina: è coinvolto anche nell’operazione Doppia sponda, che avrebbe fatto luce su un traffico di droga messinese. Iano occhiolino avrebbe intrattenuto i rapporti con Maurizio Calabrò (messinese, classe 1979), presunto organizzatore – dal carcere – del narcotraffico nella città dello Stretto. L’amicizia tra i due sarebbe stata così stretta da spingere Calabrò a tatuarsi su un braccio il nome di Sebastiano.
Un’attività fiorente, che continuava fino alle cinque del mattino e che spesso funzionava anche durante il giorno. Un business redditizio e un controllo sul territorio, da difendere anche con le armi. Del resto, a Sardo è contestata la presunta appartenenza alla frangia dei Carateddi, l’ala militare dei Cappello. «Il rischio è che si riorganizzino velocemente – continua il dirigente della squadra mobile – Ma noi continueremo a lavorare». E a chi nelle ordinanze di custodia cautelare di oggi vede una continuazione dell’inchiesta Penelope replica: «Il clan è lo stesso, ma sono due indagini completamente differenti».
Se Penelope si era concentrata sul settore gestionale dei Cappello-Bonaccorsi, l’operazione
Wink avrebbe lavorato contro il braccio armato e la manovalanza. Dall’inizio degli approfondimenti della magistratura a oggi sono stati sequestrati decine di chili di droga. Il 4 marzo 2014, per esempio, era stato arrestato Mario Guglielmino (classe 1967), accusato di detenzione di marijuana ai fini di spaccio. Nel suo garage di via della Concordia erano stati trovati due borsoni pieni di oltre trenta chili di erba. Appena un mese dopo, il 16 aprile, era stato arrestato Claudio Daniele Prezzavento (di Paternò), fermato a bordo di una Fiat Panda in via Palermo: dentro l’auto, nascosti dentro al cruscotto, c’erano due involucri con cento grammi di cocaina e un bilancino di precisione.
Ecco l’elenco completo delle persone coinvolte:
Sebastiano Sardo (classe 1986), detto Iano occhiolino, pregiudicato, già agli arresti domiciliari per altra causa;
Francesco Boncaldo (classe 1976), detto Giorgio Armani, pregiudicato;
Salvatore Boncaldo (classe 1974), pregiudicato;
Salvatore Antonio Giuffrida (classe 1980), detto Toty, pregiudicato;
Vincenzo Massimiliano Guardo (classe 1977), detto Massimo Briosc, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Tano Mirabella (classe 1971), pregiudicato;
Antonino Nicolosi (classe 1959), detto Nino ‘u vaddu, pregiudicato;
Giuseppe Romano (classe 1991), detto Peppe ‘u ponchiu, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Carmelo Sardo (classe 1982), detto Melo ‘u ponchiu, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Luca Davide Sardo (classe 1990), pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Gaetano Torrisi (classe 1975), pregiudicato;
Francesco Troina (classe 1971), detto Kawasaki, pregiudicato, già detenuto per altra causa;
Michele Zanti (classe 1994), pregiudicato;
Sebastiano Zanti (classe 1986), detto Iano ‘a ponchia, pregiudicato, già agli arresti domiciliari per altra causa;
Salvatore Giardini (classe 1968), detto Turi mazzuni, pregiudicato, già detenuto per altra causa, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari;
Giuseppe Ternullo (classe 1988), detto ‘u Putru, pregiudicato, già detenuto all’estero, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari.