Il primo cittadino critica la decisione dell'assessore Gucciardi di prevedere nel capoluogo nisseno la struttura più attrezzata. E i motivi si cercano nei numeri: da quelli riguardanti la popolazione agli accessi registrati nei pronto soccorso. Un'occasione in più per desiderare l'annessione con Catania. «Caltanissetta è come Dracula»
Rete sanitaria, Gela protesta contro Caltanissetta Messinese: «Hub lì? Errore, da noi più affluenza»
La riorganizzazione della rete ospedaliera siciliana, proposta in questi giorni dall’assessore alla Salute Baldo Gucciardi, diventa l’ennesima occasione di polemiche tra i territori di Gela e Caltanissetta. Se il capoluogo nisseno diventerà un hub, ovvero ospedali di secondo livello e centrali, quello di Gela dovrebbe tramutarsi in un spoke, cioè un ospedale di base.
«È una riforma destinata a danneggiare ancora una volta l’ospedale di Gela – scrive il Comitato per lo sviluppo dell’area gelese -. Tutte le volte in cui siamo stati associati a Caltanissetta, Gela purtroppo ha pagato dazio con lacrime di sangue». I componenti del comitato ripercorrono le chiusure e il ridimensionamento di alcuni reparti fondamentali del Vittorio Emanuele di Gela, per poi buttarla sui numeri: «Caltanissetta è una città di 63.360 abitanti, il pronto soccorso dell’ospedale cittadino ha registrato nel 2016 appena 33.589 accessi. La città più popolosa dell’intera macroarea composta dalle Province di Caltanissetta, Agrigento ed Enna è Gela, dove risiedono 75.827 cittadini, il pronto soccorso nel 2016 ha registrato ben 46.563 accessi, un record».
Insomma: la diatriba Gela vs Caltanissetta continua ad aggiornarsi. Il sindaco del capoluogo nisseno Giovanni Ruvolo tenta di gettare acqua sul fuoco, specie in merito alle accuse di accentramento. «Direi ai gelesi di stare tranquilli – dice il primo cittadino a Meridionews -. Il sistema sanitario non si basa sulle singole città ma è organizzato sul territorio. Sono molto contento che Gucciardi abbia recepito ciò che la conferenza dei sindaci in diverse occasioni gli aveva detto. Erano gli altri ospedali che preoccupavano di più: Mussomeli, Niscemi e Mazzarino, che nella logica dell’ottimizzazione rischiavano di essere chiusi. Abbiamo fatto perciò una battaglia tutti insieme, compreso il Comune di Gela. Bisogna uscire dalle logiche del campanilismo».
Chi non ci sta, invece, è Domenico Messinese. Il primo cittadino di Gela rilancia le critiche a partire dalle considerazioni dello stesso Ruvolo. «Lui la vede positivamente – dice – perché ha un altro hub a 15 chilometri (quello di Enna, ndr). Io invece ho uno spoke a distanza di 70 chilometri dall’hub. Il bacino di Enna interessa neanche 200mila persone eppure offre il triplo dei posti letto. Qua la sanità si fa sui luoghi di potere e non sui luoghi di necessità».
L’ex sindaco pentastellato torna poi sul recente riconoscimento di Niscemi come area ad alto rischio ambientale. «Lo è pure Gela – afferma -. O è soltanto un problema di semantica? Sta finendo che Gela fornisce malati all’ospedale di Caltanissetta». E la questione rimanda al desiderio di entrare nell’area metropolitana di Catania, lasciando il libero consorzio nisseno. «Caltanissetta continua a vivere sulle spalle di Gela – continua Messinese -. È una provincia Dracula, che si è succhiata pure il sangue delle sacche per avere le operazioni nel capoluogo. Non vediamo l’ora di andare a Catania. Il 90 per cento dei siciliani sta sulle coste e non nell’entroterra: loro hanno un territorio enorme senza persone, noi siamo tante persone che devono subire scelte antistoriche e antipolitiche».
E la sponda col gelese – ed ex sindaco della città – Rosario Crocetta, che su temi come Eni sembrava raggiunta? «A me pare più un’iniziativa di Gucciardi che di Crocetta – sbotta l’attuale primo cittadino -. A livello sanitario ci sono forze che spingono da altre parti».