Il ricavo dell'organizzazione si aggirava attorno ai duecento mila euro mensili. Un giro d'affari che ha suscitato l'interesse delle famiglie mafiose palermitane. I veicoli, prevalentemente commerciali, venivano poi offerti alle vittime dei furti in cambio del pagamento di somme ingenti
Operazione contro le estorsioni con cavallo di ritorno In manette 24 persone: rubavano cento auto al mese
Una maxi operazione contro i cavalli di ritorno. La polizia di Stato in esecuzione di 25 ordinanze di custodia cautelare ha arrestato 24 persone nell’ambito di un’indagine sul diffuso sistema di estorsione che prevede la richiesta di soldi nei confronti di persone a cui è stata rubata l’automobile per potere riavere indietro il proprio mezzo. Una vera e propria rete di ricatti, furti e ricettazioni di veicoli. L’operazione ha visto coinvolti duecento agenti coordinati dalla squadra mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti.
tutto ha avuto inizio nel settembre del 2015. Da allora i poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Mobile hanno lavorato per ricostruire l’organigramma di quella che si è presentata loro come un’organizzazione con ruoli e gerarchie. Alcuni si occupavano dei furti dei veicoli, altri fornivano luoghi sicuri dove custodire i mezzi rubati fino a quando si concludeva la trattativa con le vittime e, infine, intermediari avevano il compito di contattare queste ultime per prospettare la possibilità di recuperare la refurtiva.
Nel corso dell’attività investigativa coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e conclusa con i provvedimenti restrittivi, è stato possibile accertare come l’organizzazione, capace di produrre ingentissimi guadagni, avesse suscitato l’interesse delle famiglie mafiose palermitane. È stato infatti accertato che la banda era in grado di rubare un centinaio di veicoli al mese con un guadagno di circa 200 mila euro. I mezzi sottratti erano prevalentemente veicoli commerciali.