Due sportivi di Ostia trovano una testugine ferita da un amo sul litorale della Playa e decidono di prestare soccorso. L'unità catanese che avrebbe dovuto operare però non è più competente e si è dovuto aspettare l'arrivo dei veterinari da Palermo. Dopo quattro ore
Capannine, surfisti romani salvano tartaruga «Operazioni di soccorso calvario burocratico»
Sono i romani Sandro e Davide Danti, padre e figlio amanti del surf, ad averla trovata sulle rive della spiaggia catanese de Le Capannine. Una tartaruga caretta caretta, arrivata sul litorale della Playa probabilmente per depositare le uova, con un amo conficcato nella bocca, in stato di evidente agonia. Una scena davanti alla quale i due sportivi non hanno voluto voltare le spalle. E, dopo aver analizzato la ferita e capita la necessità di un intervento veterinario, si sono attivati per attivare le procedure di soccorso. Che, però, si sono dimostrate particolarmente macchinose, facendo passare la coppia di turisti attraverso una molteplicità di istituzioni e lunghi tempi d’attesa.
«Abbiamo chiamato prima di tutto la polizia – racconta Sandro Danti a MeridioNews – la povera bestia aveva il filo da pesca e dei rovi nella cavità orale. L’operatore si è messo in contatto con la capitaneria di porto che ci ha detto di portarle l’animale nelle loro strutture». Una richiesta a cui i due decidono di andare incontro, trasportando in macchina la tartaruga in agonia. «Avevamo paura che ingerisse l’amo – continua Danti – perché era vicino alla lingua. Una volta arrivati nei locali della capitaneria abbiamo aiutato gli agenti a mettere l’animale in una vasca, dove è stato idratato a dovere».
Da qui, però, le cose si complicano perché da alcuni anni la struttura veterinaria etnea autorizzata a prestare il primo soccorso alle tartarughe, l’unità operativa complessi di Igiene urbana veterinaria, non è più competente a trattare casi del genere, che vengono ora gestiti dai colleghi di Palermo. Dove, però, a differenza di Catania, le testugini non si recano abitualmente a deporre le loro uova. «Abbiamo dovuto aspettare che due veterinari palermitani arrivassero alle pendici dell’Etna – continua il signor Danti – una cosa assurda. Sono arrivati dopo quattro ore. È chiaro che ogni momento potrebbe essere fatale in questi casi, si sarebbe potuto procedere qui a Catania». «Eravamo disposti anche a chiamare un veterinario privato, eravamo disperati – conclude Danti – Alla fine di tutta questa storia, non sappiamo che fine abbia fatto la povera tartaruga. Speriamo sia sana e salva».