'Nel gioco degli opposti che contempla la più ampia range di bisogni ipotizzabili c'è spazio per tutti. Naturale e inevitabile che ci sia un po' di ressa': questo il commento di Salvo Scibilia, pubblicitario e docente della Facoltà di Lingue, alla provocazione di Davide Pappalardo sugli shopping center alla catanese
Al centro non c’è scampo
Mi ha riportato indietro di mille anni la poesia di Davide Pappalardo. Ebbene sì, tra i tanti misfatti devo confessare anche questo: sono l’autore della campagna di lancio di Vulcania, “il primo shopping center a Catania” come lo definimmo con una rima facile e cialtrona una ventina di anni fa. Il pay-off suonava così: “Vulcania. Di tutto, il meglio”. Poi la RAI disse di se stessa “di tutto, di più”; ma la creatività , si sa, è come la biglia di un flipper e capita che si ostini a sbattere nello stesso posto. Anche per Catania il destino sarà fatto di non-luoghi, mega spazi cementizi con imprendibili e accecanti fari che oscurano il cielo. La gente vagherà come a Dubai, tra centri commerciali dove ci sarà tutto, una sorta di edizione integrale della nostra vita.
Se a una donna incinta le si rompono le acque, potrà partorire all’interno del centro commerciale e poi crescere il su bambino senza mai uscire da lì dentro. C’è tutto, compreso ciò che non dovrebbe esserci; ci sono tutti, inclusi quelli che non dovrebbero esserci. Globalizzazione non è solo delocalizzazione e aggressione di nuovi mercati; è contemplare all’interno della stessa marca o dello stesso spazio fisico, tutto e il contrario di tutto: il morso della vipera e l’antidoto al veleno. Tutti i dolci del mondo per ingrassare come capodogli e gli alimenti ipocalorici, o le attrezzature per il fitness, tanto per riprenderci la forma perduta; l’abito talare e il tanga; lozioni per far crescere i capelli e cesoie per tagliarli. Nel gioco degli opposti che contempla la più ampia range di bisogni ipotizzabili c’è spazio per tutti. E’ naturale e inevitabile che ci sia un po’ di ressa.