A poche ore dal trionfo del candidato repubblicano, in tutto il mondo si ragiona sulle conseguenze del voto negli Stati Uniti. Per Marco Lombardi, docente alla Cattolica di Milano, le conseguenze per l'Isola potrebbero non essere negative. «Ma il Mediterraneo rimarrà uno scenario di guerra», spiega a MeridioNews
La vittoria di Trump e gli effetti sulle basi in Sicilia Esperto: «Con Clinton un maggiore interventismo»
«La vittoria di Donald Trump potrebbe determinare un minore dinamismo delle basi militari siciliane». Mentre in tutto il mondo, in queste ore, si ragiona sugli effetti del risultato delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con le borse in calo un po’ dappertutto, l’affermazione a sorpresa dei repubblicani sulla candidata democratica Hillary Clinton potrebbe garantire all’Isola un futuro più tranquillo. Almeno per quanto riguarda il coinvolgimento delle basi americane presenti nel territorio.
A pensarla così è Marco Lombardi, professore all’Università Cattolica di Milano ed esperto di gestione del rischio e di fenomeni legati alle politiche di sicurezza e terrorismo. «Con Trump a guida degli Stati Uniti ci sarà un minor rischio di interventismo americano nel Mediterraneo – dichiara il docente a MeridioNews -. Le possibilità che il governo statunitense entrasse in gioco direttamente sarebbero state di più con una vittoria di Clinton. Questo è legato alla propensione di Trump, più volte dichiarata, a perseguire una strategia isolazionista». Come dire che, nonostante la personalità strabordante del nuovo presidente, il futuro degli Stati Uniti potrebbe essere caratterizzato da un minor protagonismo. «Ci sono dei trend che dobbiamo considerare – continua Lombardi – Trump è indirizzato a una maggiore tutela degli interessi americani, che potrebbero portarlo a rinunciare a quell’esportazione di democrazia che ha caratterizzato i suoi predecessori». In tal senso, alcuni elementi sarebbero già emersi in campagna elettorale. «Basti pensare alle parole pronunciate su Erdogan e quanto accaduto in Turchia», suggerisce l’esperto.
Ciò tuttavia non deve neanche far pensare che lo stato di cose nel Mediterraneo cambierà. «Continuerà a essere uno scenario di guerra, che terrei a sottolineare non riguarda soltanto la Libia. Le tensioni – specifica Lombardi – vanno oramai dalle colonne d’Ercole al Medio oriente». Un minore impegno degli Stati Uniti lascerà inevitabilmente spazio ad altri. «A essere chiamata in causa più di tutti sarà innanzitutto l’Europa, che dovrà assumersi responsabilità ben precise. Ma a guadagnarci, in un certo senso, potrebbe essere anche la Russia di Putin che non mi stupirei se acquisisse una maggiore capacità di influenza in Medio oriente».
Parlare di presenza americana in Sicilia porta inevitabilmente a fare riferimento al Muos. L’operatività del sistema di comunicazione satellitare installato a Niscemi è stata annunciata nei giorni scorsi dal Pentagono, dopo un lungo iter giudiziario – in parte ancora aperto con un processo penale in corso al tribunale di Caltagirone – e una scia di polemiche sulla presunta pericolosità del sito. «Da un punto di vista geopolitico il Muos è uno strumento che può essere usato per offendere ma anche per mantenere un controllo negli scenari di guerra – commenta Lombardi -. Bisognerà vedere il nuovo governo americano che intenzioni avrà. Però mi sento di dire che l’impianto sarebbe potuto essere più pericoloso nelle mani di Clinton, anche se va detto che la fase storica che stiamo vivendo vede una nuova corsa generale alle armi».
In ogni caso, per saperne di più bisognerà attendere. «Basta ascoltare le parole di Trump dopo la vittoria. La campagna elettorale è già alle spalle. Il neopresidente non potrà fare a meno di rifarsi alla real politik, rientrando pienamente nel proprio ruolo istituzionale», conclude l’esperto.