Agrigento, da luglio a settembre 165 nuove imprese Sopra la media nazionale, ma non nel settore turismo

In una provincia che spesso finisce in coda nelle classifiche per qualità della vita, reddito dei residenti, e così via, finalmente arriva una buona notizia. È relativa allo stato di salute delle imprese. Al contrario di quanto si possa pensare, nell’Agrigentino c’è il segno più, da luglio a settembre, sulla nascita di nuove aziende. Pare sia aumentata, improvvisamente, la voglia di investire su se stessi, di fidarsi di ciò che offre il territorio piuttosto che trasferirsi altrove. Proprio oggi Vittorio Messina, presidente della Camera di Commercio di Agrigento, ha reso noti i dati che lasciano ben sperare nel futuro prossimo.

La provincia di Agrigento, secondo quanto risulta ad Unioncamere–InfoCamere, si piazza al tredicesimo posto nella graduatoria nazionale per incremento nel numero di imprese dell’ultimo trimestre. E Agrigento non solo è davanti a tutte le altre province dell’isola, ma fa registrare un tasso di crescita superiore a quello nazionale. Infatti, mentre la crescita delle imprese in Italia si ferma allo 0,27 per cento, quella della provincia di Agrigento tocca lo 0,41 per cento. Per carità, siamo sempre sotto l’1 per cento, ma per una volta il dato è positivo. «Sono 476 le iscrizioni registrate nell’ultimo trimestre, a fronte di 311 cessazioni con un saldo di 165 imprese. Credetemi, è una buona notizia», sottolinea Messina.

C’è ancora chi continua a chiudere bottega, magari perché è pressato dai debiti o non riesce a sostenere il carico fiscale che non accenna a diminuire, ma non sono pochi quelli che hanno deciso di investire. «Sia pure in maniera lenta ma ora quasi costante – aggiunge il presidente della Camera di Commercio di Agrigento – continua la fase di ricostruzione del sistema imprenditoriale dopo la lunga crisi. I dati confermano che la voglia di fare impresa permane intatta, nonostante le difficoltà congiunturali e il perdurare di un clima di sfiducia che ha contribuito a condizionare negativamente la domanda interna. Anche l’artigianato mostra segnali che fanno ben sperare dopo una progressiva cancellazione di aziende che sembrava inarrestabile».

Messina ha provato anche a dare una spiegazione rispetto ad un dato per certi verso inatteso. «Questo è il momento di aiutare gli imprenditori a crescere e a essere più competitivi, puntando sull’innovazione, la digitalizzazione, la semplificazione amministrativa. Altro segnale positivo viene dal profilo degli imprenditori, con un presenza significativa degli under 35 e delle donne. Dal punto di vista delle forme organizzative delle imprese si evidenzia l’espandersi di forme d’impresa più solide rispetto al passato».

Le buone notizie però non riguardano, paradossalmente, le imprese del settore turistico. Nonostante negli ultimi mesi hanno fatto registrare un vero e proprio boom di visite la Valle dei Templi e Lampedusa e crescono anche altri centri come Sciacca, Licata e Favara, nell’ultimo trimestre non si registra crescita nel numero di aziende. «Dal turismo – conferma il presidente della Camera di Commercio – continua a venire la spinta alla crescita, in termini di visitatori, ma ancora si tratta di un comparto che fa registrare potenzialità inespresse e una scarsa propensione ad utilizzare al meglio un trend molto favorevole che in questo momento premia l’Italia, il mezzogiorno del Paese e le isole».

A livello regionale, secondo quanto annunciato da Unioncamere Sicilia, il trend di crescita delle imprese nell’ultimo trimestre ricalca quello nazionale. È pari allo 0,26 per cento. Le iscrizioni nei registri delle Camere di Commercio, tra luglio e settembre, sono state 5.179, contro 3.970 cessazioni. Il saldo positivo, dunque, è di 1.209 imprese. Ad andare meglio sono l’agricoltura e il turismo. 


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Una notizia buona e inattesa: negli ultimi tre mesi nella provincia agrigentina il numero di aziende è cresciuto dello 0,41 per cento. È aumentata la voglia di investire su se stessi, di fidarsi di ciò che offre il territorio piuttosto che trasferirsi altrove. La crescita però non riguarda il turismo, nonostante il boom di visitatori

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