Si tratta del primo avvistamento in Sicilia Meridionale della specie tropicale originaria dell'Oceano Indiano e del Mar Rosso, che si sta diffondendo nei nostri mari. Uno dei quattro pesci è morto ed è stato trasferito al museo di Storia Naturale di Comiso. Guarda le foto
Scoglitti, pescati quattro esemplari di specie tropicale «Nel Mediterraneo condizioni sempre più favorevoli»
Stava pescando con un amico lo chef Giorgio Criscione, quando nel mare di Scoglitti, nel Ragusano, ha rinvenuto quattro esemplari di Stephanolepis Diaspros, monacanto reticolato, pesce originario dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso. Il pescatore dilettante ha capito di avere a che fare con una specie tropicale ed ha quindi immediatamente avvertito la Guardia Costiera che, a sua volta, ha allertato il responsabile del Museo di Storia Naturale di Comiso, Gianni Insacco.
«Si tratta – spiega Insacco a Meridionews – del primo avvistamento in Sicilia Meridionale di questa specie che si sta diffondendo nel Mar Mediterraneo. Nel 1993 fu segnalato un solo esemplare a Palermo, poi nelle Egadi e a Lampedusa. Sono già considerati frequenti invece in Puglia e in Grecia».
Nel nostro mare stanno trovando condizioni ottimali per vivere e riprodursi, tanto che, sostiene lo studioso, «in futuro potrebbero essere considerati a tutti gli effetti parte della fauna del Mar Mediterraneo. Gli esemplari rinvenuti a Scoglitti – fa notare Insacco – sono tutti giovani e sono stati trovati in gruppo. Questo testimonia che stanno trovando condizioni per loro favorevoli, anche per quanto riguarda le temperature. In questo caso poi si tratta di un pesce balestra con buone capacità di adattamento». Del resto non si tratta di un processo anomalo: «Dall’apertura del Canale di Suez – aggiunge il responsabile del museo di Comiso – sono tante le nuove specie marine che stanno arrivando nel Mediterraneo. Fino all’anno scorso ne sono state stimate 980 tra vertebrati, invertebrati e alghe».
Uno dei quattro esemplari pescati a Scoglitti è morto ed entrerà a far parte della collezione naturalistica del museo. «Gli altri tre ancora vivi, che non versano in ottime condizioni a causa delle ore passate sotto il sole – conclude Insacco – , nella speranza che sopravvivano, sono stati destinati a uno studio etologico per esaminare il comportamento di questi pesci in cattività. Inoltre si elaborerà una pubblicazione su una rivista di settore, dove verrà raccontato scientificamente l’episodio del ritrovamento e indicate le misure biometriche rilevate».