L'uomo era stato arrestato, insieme ad altre 38 persone, nell'ambito dell'operazione Verbero, con la quale nel maggio dell'anno scorso fu azzerato il mandamento di Pagliarelli. Il Tribunale ha confermato il quadro indiziario delineato dai carabinieri
Mafia, eseguito sequestro da tre milioni di euro Sigilli a case, conti e auto di Vincenzo Bucchieri
Appartamenti, negozi e conti correnti per circa tre milioni di euro. A tanto ammonta il patrimonio sequestrato a Vincenzo Bucchieri, sessantottenne ritenuto legato al mandamento mafioso di Pagliarelli. L’uomo era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Verbero, eseguita dai carabinieri il 25 maggio dell’anno scorso. Al momento si trova sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.
Il Tribunale di Palermo ha confermato il quadro indiziario che si era delineato in seguito alle indagini patrimoniali svolte dai militari dell’Arma, disponendo il sequestro dei beni ritenuti non legittimati dai redditi percepiti. In particolare, si tratta di un credito vantato da Bucchieri nei confronti dell’azienda ospedaliera Policlinico di Palermo che ammonta a poco meno di 280 mila euro euro; due imprese edili individuali con relativo complesso beni aziendali e un negozio, sempre a Palermo; cinque appartamenti nel capoluogo siciliano e uno a Castellammare del Golfo, nel Trapanese; due case e tre magazzini a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, un appezzamento di terreno a Trabia, in provincia di Palermo. Ancora, sequestrati a Bucchieri 31 rapporti bancari e quattro veicoli.
Nell’ambito dell’operazione Verbero, che portò all’arresto di Bucchieri, finirono in manette 39 persone ritenute affiliate al mandamento mafioso di Pagliarelli e responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata dal metodo mafioso ed intestazione fittizia di beni. Durante le indagini emerse che Bucchieri aveva minacciato un imprenditore per fargli pagare a titolo di “messa a posto” l’equivalente dell’uno per cento dell’importo lavori di ristrutturazione, del valore di circa cinquecentomila euro, eseguiti presso l’ospedale Policlinico. Le condotte del sessantottenne avevano riguardato anche il tentativo di imporre i nomi delle ditte dalle quali rifornirsi e il personale da assumere per l’esecuzione dei lavori.