Palazzo degli Elefanti ha ospitato oggi il momento finale del patto tra l'azienda italo-francese St e la M+w per la produzione di una nuova tecnologia nello stabilimento di Catania. Un processo che però, come spiegano i sindacati, è datato e non garantisce nuove possibilità di assunzione
St Microelectronics, firmato accordo con azienda tedesca Fiom: «Nessuna novità, teatrino per farsi belli con Renzi»
«Il sogno dell‘Etna Valley rivive e si proietta nel futuro rinverdito da nuove risorse finanziarie e professionali garantendo i livelli occupazionali». È questa la frase con la quale un entusiasta Enzo Bianco sigilla l’incontro di oggi tra i vertici dell’azienda italo-francese St Microelectronics e quelli della tedesca M+w. L’azienda che realizzerà l’ingegneria dei nuovi impianti del modulo M9, un reparto in costruzione nato per sostituire la vecchia «produzione a sei pollici», all’interno dello stabilimento di Catania. Un evento presentato come una novità inaspettata ma che, come confermano le rappresentanze dei lavoratori, fa parte in realtà di un vecchio finanziamento di circa 270 milioni di dollari già previsto da almeno tre anni. E che, purtroppo, non fuga i dubbi circa il destino dei lavoratori etnei.
«M9 era un modulo che doveva partire da tempo ma era stato messo in naftalina – conferma un dipendente – ma, effettivamente, in questi giorni abbiamo visto i lavori in corso in quella parte della struttura. Non credo sperò si tratti di soldi che andranno ai lavoratori». Un dubbio che diventa una certezza nelle parole di Michele Pistone, sindacalista Cgil Fiom: «Noi non siamo stati avvisati della firma – spiega a MeridioNews – ma, da quello che abbiamo visto, non mi sembra nulla di così importante da farlo diventare un evento. È un’intesa tra aziende per la realizzazione di un reparto che, tra l’altro, avrebbe già dovuto essere pronto da molto tempo».
Secondo il sindacalista l’incontro di oggi non darebbe la sicurezza che questi soldi servano effettivamente per attivare la produzione nel nuovo ramo della St, processo per il quale si dovranno aspettare altri step decisivi. «Quest’operazione non certifica la messa in produzione di M9 ma è un primo passo. Una delle fasi che però, da sola, non dice che i lavoratori di Catania sono al sicuro». «È infatti importante – continua Pistone – che si garantisca la capacità produttiva che l’azienda aveva promesso e che sciolgano le incertezze circa la reale operatività di M9». Ad essere stata siglata oggi non sarebbe dunque una nuova commessa produttiva che St ha realizzato per la fornitura di un cliente ma l’inizio simbolico di una lunga procedura che, se arriverà a termine, porterà all’implementazione di una nuova tecnologia.
Un’innovazione che, in poche parole, non garantisce nuovi posti di lavoro. E che, secondo il sindacato, non sarebbe altro che una «messa in scena». «Non è prevista alcuna assunzione, a noi l’azienda l’ha smentito nettamente – specifica il sindacalista – Si tratta solo di uno spostamento di personale da una parte dello stabilimento all’altra. La sensazione – commenta ancora il rappresentante Fiom – è che l’amministrazione abbia voluto farsi bella in occasione della festa dell’Unità a Catania». Un’ipotesi corroborata soprattutto dai riferimenti al governo nazionale che il primo cittadino ha fatto durante la conferenza stampa di presentazione. «Si tratta di un investimento strategico per la città, ma anche per il Sud e per il nostro Paese – ha detto Enzo Bianco – Si punta alle fette di silicio da otto pollici e sulle tecnologie a base di carburo di silicio capaci di rinnovare la leadership che Catania detiene. Nei prossimi incontri che avremo qui a Catania, anche per vicende politiche, con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, con il ministro delle Attività produttive, non mancheremo di sottolineare quanto sta avvenendo».