È attualmente in corso il confronto tra il presidente della Regione e l'organo parlamentare guidato da Rosi Bindi. Tanti i temi delicati affrontati, dopo una relazione in cui il governatore ha parlato di quanto fatto durante questi tre anni e mezzo di governi, «nonostante le intimidazioni»
Crocetta a Roma: audizione in commissione Antimafia Risponde su rifiuti, incendi, massoneria e Confindustria
Dall’emergenza rifiuti all’incendio all’acquedotto di Messina – «In Sicilia, anche l’acqua va a fuoco» -, dai roghi di metà giugno all’impianto di biostabilizzazione di Trapani. Sono soltanto alcuni dei temi affrontati da Rosario Crocetta, durante l’audizione in Commissione nazionale Antimafia che si sta svolgendo in questi minuti a Roma e che viene trasmessa in diretta da radio Radicale.
Il primo inquilino di Palazzo d’Orleans ha presentato all’organismo parlamentare una lunga relazione sulla «questione Sicilia». Una dettagliata versione dei fatti, nel corso della quale, soltanto per ultimi ha affrontato i temi dei rifiuti e della gestione dell’acqua pubblica. Crocetta ha puntato l’accento sulla bontà delle politiche portate avanti dalla propria giunta, sostenendo che «delle intimidazioni alla mia persona me ne infischio, mi preoccupo di più di quello che è successo ai miei collaboratori». Il riferimento, in questo caso, è andata all’ormai ex assessora Nelli Scilabra, «che ha ricevuto lettere e minacce per la sua azione risanatrice della Formazione professionale».
Secondo Crocetta, l’emergenza rifiuti sarebbe da considerarsi «risolta», mentre ha denunciato «strane pressioni nel mandare rifiuti fuori dalla Sicilia». A tal proposito, dopo le polemiche degli scorsi giorni con l’opposizione del Movimento 5 stelle piemontese ad accogliere l’immondizia siciliana, il presidente della Regione si è tirato fuori dal gruppo di coloro che vedono nell’invio in altre regioni la soluzione del problema rifiuti. «Qualcuno lo dice per cretineria, qualcun altro per interesse personale», ha commentato.
Conclusa la propria relazione, Crocetta ha iniziato a rispondere alle domande dei componenti della commissione Antimafia, a cominciare dalla presidente Rosi Bindi, che ha toccato alcuni dei tasti dolenti di questa esperienza di governo. Bindi ha chiesto chiarezza su quello che ha definito il «caso Catanzaro», a seguito del quale l’ex assessore Marino ha rassegnato dimissioni.
Confindustria
«È vero che il socio di maggioranza della giunta è Confindustria Sicilia?», ha chiesto Bindi. A riguardo, Crocetta ha risposto: «Leggo in qualche intervento delle questioni politiche che a me non interessano. Mi trovo improvvisamente ad apparire come colui che avrebbe preso questi contatti con Confindustria e avrebbe garantito chissà quale sistema di protezione – ha replicato -. Mi si dica un solo affare che personalmente ho fatto con Confindustria. È chiaro che per esserci un intreccio ci deve essere un interesse, non mi si dica il contrario». Soffermandosi sulle nomine di persone vicine agli industriali siciliani. «Linda Vancheri è stata decisa in un accordo in campagna elettorale», ha detto il governatore. Per poi specificare: «Nella mia giunta ho messo Mariella Lo Bello, una rappresentante del sindacato, e Linda Vancheri, in rappresentanza di Confindustria».
Marino, Montante e Lo Bello
Crocetta ha poi accennato alla vicenda legate alla fine dell’esperienza da assessore del magistrato Nicolò Marino. «Non si è dimesso, ma è stato revocato da me – ha specificato -. La sacralità delle parole di Marino da cosa dipende? Lui parlava da assessore, non da magistrato. Non lo consideravo un buon assessore». A riguardo, il vicepresidente della commissione Claudio Fava ha chiesto cosa pensasse dell’incontro avvenuto tra lo stesso Marino e i vertici di Confindustria in Sicilia, Antonello Montante e Ivan Lo Bello. «Dei suoi incontri privati, deve rispondere lui, non io – ha replicato Crocetta – Se Catanzaro (Giuseppe, vicepresidente, ndr) ha preteso di incontrare Marino, non è responsabilità mia. Non abbiamo lezioni di antimafia da imparare da nessuno. Trovo allucinante – ha attaccato Crocetta – che ci siano questioni di natura politica e persino delusioni elettorali alla base delle domande poste dai componenti della commissione». Dopo questa risposta, Fava è uscito dall’Aula accusando Crocetta di non aver risposto alla sua domanda.
Monterosso e massoneria
«A me non risulta alcun rapporto con la massoneria», ha risposto il presidente della Regione a chi gli chiedeva dei presunti legami tra la segretaria generale Patrizia Monterosso e una loggia di Castelvetrano. «C’è dichiarazione di pentito (l’architetto Giuseppe Tuzzolino, in realtà dichiarante sottoposto a regime di protezione, ndr) che non è stato dichiarato attendibile dalla magistratura. La lotta alla mafia come la sta facendo questo governo, non l’ha mai fatta nessuno in Sicilia. Se Monterosso dovesse essere colpita da avviso di garanzia o da rinvio a giudizio, state tranquilli che, prima di prendere io provvedimenti, li prenderà lei stessa».
Lucia Borsellino
Il governatore ha ribadito di non aver avuto «alcuna influenza nelle sue decisioni, le nomine in sanità sono state tutte proposte da lei, non l’ho mai condizionata». Spazio anche ai sentimenti. «Quando dico di averle voluto bene – ha aggiunto – mi riferisco alle vicende della corruzione nella gestione dei farmaci, degli appalti, della vicenda delle assicurazioni, che sono stato io stesso a scoprire. Per fare questa denuncia si è trasferita un mese in Presidenza non ritenendo l’ambiente dell’assessorato alla Salute sicuro». Sulle dimissioni. «Sono state un grande dolore», ha sottolineato. Inevitabile, poi, un riferimento alla vicenda della presunta intercettazione telefonica, durante la quale il governatore avrebbe sentito pronunciare al medico di fiducia Matteo Tutino l’ormai famosa frase «va eliminata». A riguardo la Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio dei giornalisti de L’Espresso. «La vicenda, che era stata riferita a Lucia come veritiera già da qualche mese, ha influito nella sua scelta», ha spiegato Crocetta. Ciò, però, ha suscitato la forte replica di Bindi, che ha interrotto Crocetta. «Non consento – ha tuonato la presidente della commissione – che si insinui che le dimissioni sarebbero state determinate in qualche modo dalla vicenda de L’Espresso, perché le denunce sul governo della sanità contenute nella lettera di dimissioni della Borsellino erano precise e circostanziate».
Reticenza a rispondere
Nel corso dell’audizione, Crocetta è stato più volte accusato di non aver risposto con chiarezza alle domande che gli sono state rivolte. A riguardo Bindi ha commentato: «Stigmatizzo il comportamento dei colleghi che interrompono alla ricerca di risposte diverse che quelle che l’audìto ha deciso di dare – è intervenuta la presidente -. Nessuno mette in dubbio la correttezza del comportamento di Crocetta, nessuno sottovaluta la mafia che spara, ma sappiamo anche che la mafia ha imparato ad agire e condizionare anche in altro modo. Anche attraverso l’avvelenamento del movimento antimafia. Su questo punto – ha concluso Bindi – vogliamo una interlocuzione vera con la regione Siciliana».