Non si placano le polemiche, a pochi giorni dall'esame dell'emendamento che permetterebbe di condonare gli edifici abusivi costruiti entro i 150 metri dalla costa. Legambiente lancia un nuovo appello, questa volta al sottosegretario Davide Faraone, mentre i cinquestelle si dicono pronti ad affossare l'intera riforma
Abusivismo, ipotesi sanatoria in vista delle regionali Galletti: «Pronti a impugnare la norma in Consulta»
Sono scene da Ritorno al futuro quelle che hanno luogo in questi giorni tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, eppure il rischio è evidente: l’emendamento che dà il via libera alla sanatoria degli edifici abusivi costruiti entro i 150 metri dalla costa rischia, a poco più di un anno di distanza dalla campagna elettorale per le regionali, di trovare un silenzioso consenso trasversale tra i banchi di Sala d’Ercole. Non a caso a saltare dalla sedia sono in molti, in vista del voto di martedì prossimo, quando l’Assemblea regionale tornerà a discutere di riforma edilizia e del tentativo di sanatoria.
Un tentativo già fallito in commissione Ambiente, seppur per una manciata di voti, e che adesso torna a serpeggiare tra i banchi di sala d’Ercole. E se la presidente della IV Commissione, Mariella Maggio, parla di «duro colpo» nel caso passasse l’emendamento, è più rigido il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ha già annunciato di essere pronto «a impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale ogni legge che permetta condoni edilizi. Questo vale in tutt’Italia – ha specificato – e dunque anche per la Sicilia, dove si sta tentando di passare un colpo di spugna su decenni di abusivismo edilizio che deturpa l’ambiente costiero mettendo a rischio i cittadini».
Gli fa eco la deputata cinquestelle alla Camera, Claudia Mannino, secondo cui «la Regione Siciliana non è uno stato a sé e l’articolo 9 della Costituzione vale anche per i politicanti che si vogliono garantire la campagna elettorale con un anno e mezzo di anticipo».
Dura anche la reazione di Giampiero Trizzino, già presidente della commissione Ambiente all’Ars, che quella riforma l’ha accompagnata «dalla gestazione fino alla soglia della sala parto». Se Trizzino vanta i pregi del testo di legge, attribuendone già da ora la paternità al Movimento 5 stelle, mette però le mani avanti sul futuro. La norma, infatti, secondo il deputato «porterebbe benefici soprattutto sul fronte della semplificazione, con notevole riduzione delle pastoie burocratiche ai danni delle imprese, dell’informatizzazione del sistema attraverso moduli on line e sportelli telematici, della tutela dell’ambientale, attraverso il riconoscimento di nuove fasce di rispetto (quali quelle della Rete Natura 2000) e del recupero dell’esistente, al fine di non gravare sui terreni liberi». Ma Trizzino avverte anche: se venisse approvato l’emendamento, «la politica si macchierebbe dell’infamia di avere regalato ai siciliani il primo condono edilizio della storia d’Italia in area a vincolo di inedificabilità assoluta».
Per questo i deputati pentastellati annunciano già da adesso che, se dovesse essere approvata la sanatoria, il gruppo «sebbene primo firmatario della riforma, esprimerà voto negativo a tutto il testo di legge».
A lanciare diversi appelli perché la norma non venga approvata, anche il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, che dopo avere scritto al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e al ministro degli Interni, Angelino Alfano, ha inviato una lettera al sottosegretario Davide Faraone, al quale chiede – oltre all’impegno del governo, già espresso da Galletti, nell’impugnare la sanatoria, qualora venisse approvata – anche un secondo sforzo da parte di Roma. «Visto che i sindaci – scrive Zanna a Faraone – lamentano di non avere le risorse per effettuare gli abbattimenti degli immobili abusivi, il governo nazionale dovrebbe creare un congruo fondo finalizzato a questi scopi e mettere, inoltre, a disposizione dei sindaci il Genio militare per effettuare gli interventi di demolizione. Solo così – sottolinea il presidente di Legambiente – possiamo davvero voltare pagina su questa squallidissima vicenda nella quale ha sguazzato la vecchia politica clientelare».