È avvenuto ieri pomeriggio nel Comune dell'Ennese. Un tubo del diametro di un metro si è rotto, creando una fontana di acqua e ingenti perdite. A pagare i disagi oltre 5mila ettari di terreno. Cisl: «Il tubo andrebbe sostituito, ma finora nessuno ha risposto alle nostre segnalazioni». Guarda il video
Catenanuova, la condotta si rompe e crea un geyser Consorzio 9: «Riparata ma non si sa quanto regge»
Una fontana d’acqua in mezzo alla campagna, da far invidia ai geyser islandesi. Il video della rottura – avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri – del tubo della condotta che serve i territori di Catenanuova, Paternò e Centuripe riporta l’attenzione sullo stato delle reti idriche in Sicilia. In una stagione in cui il problema della mancanza d’acqua si presenta anno dopo anno le stesse problematiche, minacciando centinaia di agricoltori.
Sono 5mila gli ettari che, fino a stamattina, hanno dovuto fare i conti con le ingenti perdite avvenute a una quota di 150 metri. «Parliamo di una condotta realizzata nel 1962 – commenta Ernesto Abate, referente della Cisl -, un tubo di un metro di diametro che più che avere bisogno di manutenzione andrebbe sostituito. La notte scorsa una squadra di operai è andata a riparare lo squarcio che si è creato e al momento l’emergenza è rientrata, anche se non sappiamo per quanto». Poche ore dopo l’intervento, infatti, qualche altro rivolo di acqua è ricomparso. «Il rischio è che aumentando la pressione possa saltare nuovamente», sottolinea il sindacalista.
Al netto del singolo problema, la questione rimane complessa e può essere estesa all’intero comprensorio servito dal Consorzio di bonifica 9. «Si tratta di enti senza scopo di lucro, che per qualsiasi tipo di intervento straordinario hanno bisogno di un mandato specifico della Regione – prosegue Abate -. Non è la prima volta che segnaliamo l’esigenza di intervenire in maniera strutturale per migliorare lo stato di cose, ma la realtà è che la rete rischia di trasformarsi sempre più in un colabrodo».
Da parte del sindacato, poi, un riferimento alla carenza del personale. Almeno per quanto riguarda gli operai. Infatti, nonostante il Consorzio abbia a libro paga un totale di circa 2mila dipendenti, il numero di persone che svolgono le mansioni necessarie a prevenire i danni alle condotte è decisamente più ridotto. «Nel nostro ente abbiamo un problema ben definito e riguarda il personale stagionale – sostiene Abate -. Da noi si parla ancora di cinquantunisti, come se le operazioni di controllo dello stato della rete – conclude – possano essere confinate a meno di due mesi di lavoro»