Nell'isola si trovano 23 proposte, molte delle quali legate alla presenza di reperti e relitti raccontati in fondo al mare da sensori e cartellini. Da Levanzo a Marzamemi, passando per Taormina e Ustica. «Per alcuni serve un brevetto di primo livello, per altri basta
Diving turismo, percorsi subacquei nei mari siciliani Da Trapani a Siracusa, itinerari per turisti ed esperti
Se in valigia c’è spazio per maschere e pinne la vacanza alternativa è assicurata. Soprattutto nel mare di Sicilia, dove si trovano ben 23 itinerari subacquei, sette appena inaugurati dalla Soprintendenza del Mare regionale che tutela più di 1500 chilometri di costa e fondali, dotati del nuovo sistema interattivo di fruizione di beni archeologici, grazie al quale semplicemente puntando lo smartphone verso un codice, i visitatori possono conoscere tutte le informazioni su reperti e relitti che stanno osservando sott’acqua. «Si comincia studiando approfonditamente ogni sito per capire bene di cosa si tratta e cosa offre – spiega il Soprintendente Sebastiano Tusa – poi viene allestito e dotato di strumenti, sensori e cartellini per rendere l’itinerario funzionale e in sicurezza».
I primi siti di Levanzo e Pantelleria risalgono agli anni 2000. «È stata una novità internazionale perché siamo stati i primi a realizzarli a livello mondiale», sottolinea Tusa, per cui i diving itinerari sono ormai «una consuetudine». Una lunga lista cui oggi si aggiungono i modernissimi itinerari culturali subacquei – realizzati nell’ambito del programma operativo interregionale del Poin Attrattori culturali, naturali e turismo – di Taormina, dove sarà possibile visitare il Relitto delle colonne, Capo Passero con il Relitto dei marmi, Ustica con Punta Falconiera e Punta Spalmatore, Noto con il Relitto delle anfore, Marettimo con quello dei cannoni e Marzamemi con il Relitto delle colonne.
Alcuni percorsi sono abbastanza semplici e dunque accessibili anche a turisti e non esperti tramite lo snorkeling (cioè nuotare in superficie con una semplice maschera), altri più impegnativi necessitano di una preparazione. «Ce n’è per tutti», precisa Tusa, chiarendo che per i più complessi, per cui è necessario l’utilizzo di bombole e autorespiratori, «bisogna avere un brevetto almeno di primo livello». Quando i sub arrivano al reperto sommerso trovano una piccola boa con un cartellino identificativo, in cui è contenuto un chip decodificabile da un dispositivo subacqueo su cui vengono mostrate le informazioni, in italiano o in inglese, sull’area che si ha di fronte.
Un progetto che accresce l’offerta culturale dell’isola e dà una spinta al turismo subacqueo in Sicilia e nelle isole minori, solitamente affidato a diving club gestiti da privati che organizzano la visita dei sub guidandoli e fornendo loro l’attrezzatura necessaria. E che spesso si occupano anche di promozione e comunicazione, anche se l’assessorato al Turismo ha promosso in alcune occasioni campagne di divulgazione di questa attività. Come nel caso del progetto pilota Culturas, portato avanti in collaborazione tra Regione, provincia di Trapani e Tunisia, con cui sono stati realizzati «itinerari subacquei in Sicilia e in Tunisia associati a percorsi ciclo turistici».