Al vertice ci sarebbe stato proprio il papà della politica da poco in Articolo 4. Mentre alla mamma viene contestato di avere distratto la cifra più consistente: cinque milioni di euro. Tutto comincia dalla denuncia di Guido Ziccone, noto avvocato ed ex presidente dell'ente, che trova uno strano accredito sul proprio conto. Guarda il video
Bellini, maxi-inchiesta che coinvolge la famiglia Marco Agli arresti madre, padre, zio e sorella della consigliera
Quando a luglio 2015 sono state accreditate alcune migliaia di euro da parte dell’istituto musicale Vincenzo Bellini nel conto in banca di Guido Ziccone è stato chiaro che qualcosa non andava nella gestione delle casse del conservatorio etneo. Ad accorgersene per primo è stato proprio Ziccone, principe del foro di Catania, ex sindaco e, soprattutto, ex presidente dell’istituto. È bastato avviare una serie di controlli interni e fare una denuncia all’autorità giudiziaria per far emergere quello che, secondo gli investigatori che stamattina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 23 persone – sei in carcere e 17 ai domiciliari -, potrebbe essere un sistema, rodato negli anni, di prelievi milionari e non autorizzati dai fondi dell’istituzione musicale etnea. Le accuse contestate a vario titolo sono di peculato continuato, ricettazione, riciclaggio e associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Gravi le posizioni di Giuseppa Agata Carrubba, responsabile dell’ufficio ragioneria dell’istituto musicale accusata di avere distratto la cifra più consistente, cinque milioni di euro, anche falsificando la firma del direttore amministrativo su alcuni mandati di pagamento; e di suo marito Fabio Antonio Marco, tra i presunti promotori dell’organizzazione. I due sono rispettivamente padre e madre della consigliera comunale Erika Marco, eletta tra le file de Il megafono e recentemente transitata in Articolo 4, la quale però risulta estranea all’indagine.
Nel novero degli arrestati ai domiciliari, ci sono altri due parenti della consigliera. La sorella minore Roberta (classe 1990) e lo zio Francesco Marco (classe 1960). Ordinanza di custodia cautelare in carcere, invece, per Marina Motta e Lea Marino, entrambe dipendenti dell’istituto musicale Bellini di via Sacro Cuore e accusate di aver distratto circa due milioni e mezzo ciascuna. In manette anche il consulente del lavoro Sergio Strano – imprenditore accusato di riciclaggio e di essere, insieme a Fabio Marco, tra gli organizzatori – e Giancarlo Maria Berretta, con precedenti specifici in materia di reati contro il patrimonio e responsabile di alcune delle aziende che, per la guardia finanza, avrebbero aiutato a portare via dalle casse dell’ente pubblico oltre 14 milioni di euro. Almeno dal 2007, che è il periodo coperto dalle indagini. A finanziare la struttura di via Sacro Cuore sono il Comune etneo (per due terzi) e la ex provincia (un terzo). Da statuto, poi, è previsto anche l’eventuale contributo pubblico della Regione Siciliana.
Tra gli altri dipendenti del Bellini finiti agli arresti domiciliari ci sono Paolo Di Costa e Roberto Russo, entrambi dipendenti del Conservatorio catanese. Anche loro, assieme ad altri due colleghi, erano stati licenziati alla fine di maggio 2016 «per giusta causa». Il più pesante dei provvedimenti disciplinari possibili, dopo un’istruttoria lampo e la veloce nomina della commissione interna, voluta anche dall’ex assessore al Bilancio del Comune di Catania Giuseppe Girlando. A seguire da vicino l’iter di questa vicenda era stata la direttrice amministrativa Clara Leonardi, nominata alla fine dell’estate 2015 e arrivata direttamente dagli uffici della ex provincia catanese. Secondo la procura etnea – con un’inchiesta coordinata dalla magistrata Monia Di Marco – i metodi per spostare i fondi dalle casse dell’istituto musicale erano due: bonifici diretti nei conti correnti degli indagati e fatture false (o gonfiate) emesse da una ventina di aziende compiacenti.
Ma l’intero giro sarebbe stato ancora più largo rispetto a quanto emerso oggi. I militari delle fiamme gialle catanesi lavorano infatti su un fascicolo a carico di 38 persone. Quindici delle quali, però, hanno solo ricevuto gli avvisi di garanzia; mentre gli altri 23 sono quelli raggiunti oggi dalle ordinanze di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari. In totale, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo dei beni degli indagati per oltre 14 milioni di euro.
Destinatari della custodia cautelare in carcere sono:
– Giuseppa Agata Carrubba, classe 1957, responsabile dell’ufficio ragioneria, indagata per peculato.
– Fabio Antonio Marco, classe 1956, marito di Carrubba, indagato per peculato, ricettazione, riciclaggio e come promotore organizzatore dell’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio.
– Vita Marina Motta, classe 1960, ex responsabile della segreteria didattica, indagata per peculato.
– Lea Marino, classe 1952, ex responsabile dell’ufficio del personale, indagata per peculato.
– Sergio Strano, classe 1970, consulente del lavoro e amministratore di fatto di diverse società coinvolte, indagato per plurima ipotesi di riciclaggio e ritenuto promotore e organizzatore dell’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio.
– Giancarlo Maria Benvenuto Berretta, classe 1949, indagato per concorso in riciclaggio e partecipazione all’associazione.
Agli arresti domiciliari:
– Paolo Di Costa, classe 1973, dipendente dell’istituto Bellini, indagato per peculato.
– Roberto Vito Claudio Russo, classe 1954, dipendente dell’istituto Bellini, indagato per peculato.
– Vito Enrico Barbuto, classe 1962, imprenditore indagato per concorso nel riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Roberta Marco, classe 1990, imprenditrice indagata per concorso nel riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Valentina Piera Mazzarino, classe 1987, imprenditrice indagata per concorso nel riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Davide Palmisciano, classe 1992, imprenditore indagato per concorso nel riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Francesca Sanfilippo, classe 1982, imprenditrice indagata per concorso nel riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Massimo Vecchio, classe 1980, intestatario di carte prepagate oggetto d’indagine, indagato per riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Francesco Antonio Nicoloso, classe 1990, intestatario di carte prepagate oggetto d’indagine, indagato per riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Salvatore Rizzo, classe 1990, intestatario di carte prepagate oggetto d’indagine, indagato per riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Marco Garufi, classe 1995, intestatario di carte prepagate oggetto d’indagine, indagato per riciclaggio e partecipazione all’associazione.
– Francesco Marco, classe 1960, imprenditore indagato per riciclaggio.
– Alfio Platania, classe 1979, imprenditore indagato per riciclaggio.
– Luigi Platania, classe 1976, imprenditore indagato per riciclaggio.
– Antonino Munagò, classe 1976, imprenditore indagato per riciclaggio.
– Raffaele Carucci, classe 1969, imprenditore indagato per riciclaggio.
– Massimo Lo Rosso, classe 1971, imprenditore indagato per peculato in concorso, tra gli altri, con Giuseppa Agata Carrubba.