A Catania per la prima giornata della tappa cittadina della Carovana Antimafie, Andrea Bajani ci parla del suo ultimo libro 'Domani niente scuola', esilarante avventura alla scoperta dei liceali d'oggi, animali tecnologici ma, in fondo, molto simili a quelli di ieri. "Chi è cambiato sono quei fantasmi degli adulti"
Tripla gita nel paese degli adolescenti
Esilarante nella scrittura, mordace su Radio Due, piacevole – molto – sentirlo discorrere, fissandolo dritto nei suoi occhioni verdi. Step1 incontra il vincitore del Premio Mondello 2008 con il romanzo “Se consideri le colpe”, all’ inaugurazione della tappa catanese della Carovana Antimafie, con la presentazione del suo più recente lavoro. Lui è Andrea Bajani, torinese per scelta, romano di nascita e il libro è “Domani niente scuola” (ed. Einaudi).
Dopo il viaggio-inchiesta nel mondo dei precari in Mi spezzo, ma non m’impiego (Einaudi 2006), Andrea si immerge in un altro universo “a rischio”, in una generazione commiserata e condannata ma mai compresa fino in fondo, quella dei teenager. Il suo tentativo di ascoltare cosa i giovani di oggi hanno da dire, chi sono veramente, lo fa attraverso una vera e propria full immersion in mezzo a loro. Fra aprile e maggio scorsi, si imbarca – volontariamente! – con i liceali di tre istituti d’Italia (Torino, Firenze e Palermo) in viaggio verso il momento tanto agognato da tutti gli studenti del mondo: la gita scolastica di fine anno, notoriamente camuffata sotto l’etichetta di viaggio d’istruzione. Il risultato è un divertente, fresco, attualissimo reportage.
Attraverso questo esperimento, fai un tentativo di capire il mondo degli adolescenti dal di dentro, con occhio oggettivo. Che quadro ne viene fuori?
“È sempre difficile dirlo, perché questo libro nasce proprio dalla non-volontà di etichettare gli adolescenti. Ho solo provato a raccontare il loro immaginario, con uno sguardo che aveva la postura della fiducia. Se devo forzarmi, comunque, direi che ci sono tanti aspetti dell’adolescenza che sono rimasti sempre gli stessi. È ancora quella zona di transito, quel momento potenziale in cui si può diventare tutto e si ha paura di non diventare niente; ciò che è cambiato intorno ai ragazzi è l’atteggiamento degli adulti che hanno smesso di fare gli adulti, che latitano, che vengono percepiti come dei fantasmi”.
Genitori troppo impegnati per essere presenti nella vita dei figli, che tu dichiari hanno smesso di fidarsi… (“È una fissazione degli adulti quella di smettere di cantare a voce alta, o di smettere di correre. O come quella di smettere di fidarsi”, pag. 140)
“Si é smesso di fidarsi tra tutti, ma nei confronti delle nuove generazioni soprattutto. È che fa comodo a molti pensare che questi ragazzi siano senza nessun tipo di futuro. Si preferisce relegarli al loro ruolo di docili consumatori piuttosto che di cittadini consapevoli, perché rientra nella logica di mercato; si evita di attribuire loro delle responsabilità, perché non si ha fiducia in loro, provocando un allungamento della strada che dovranno percorrere e una perdita del senso di futuro”.
Contempli la possibilità di essere genitore nel tuo futuro prossimo? Hai paura per l’avvenire dei tuoi figli?
“Genitore? Non solo la contemplo, ma la pretendo. Ma con un padre così perché temere?! Temo come per me stesso, perché il problema non è quello di una generazione; non è un disagio dei giovani, ma collettivo. Solo mi conforta l’idea che io avrò già adottato gli strumenti di difesa da trasferirgli”.
Devi ammettere però che il tuo esperimento è un po’ contraffatto, perché incontra un limite. Tu hai vissuto l’adolescente in gita, quindi avulso dal suo contesto quotidiano. Da docente, ti dico che dovresti conoscerli davvero in azione dentro l’aula…
“Il mio obiettivo non era raccontare l’adolescenza, ma la complicità che si può creare tra un adulto e i ragazzi. E per questo scopo la gita mi sembrava l’occasione perfetta, perché si ha molto tempo esclusivo da condividere. La gita assume in realtà una strana forma carnevalesca ed epifanica: il potere viene rovesciato e i propri ruoli riscoperti. Il mio è stato solo un contributo per raccontarli, cercando di sfuggire dagli stereotipi”.
Hai conosciuto tre realtà cittadine differenti, sparse tra Nord e Sud, puoi affermare che tutta l’Italia è paese? O hai riscontrato delle diversità tra una città e le altre?
“Beh, ho notato qualche difformità negli approcci iniziali: i siciliani, per esempio, si sono mostrati molto rispettosi, silenziosi, ricettivi, con una grande discrezione che mi ha molto colpito a dispetto dei luoghi comuni; mentre i fiorentini erano i più perplessi. Ma alla fine al di là di queste differenze iniziali, la globalizzazione ha fatto i suoi effetti! È facile ritrovare molti atteggiamenti comuni”.
Per esempio l’uso di Messenger…
(“Così avviene che quasi senza rendermene conto finisco in una spirale tecnologica che mi rende inservibile a qualsiasi altro contatto umano che non avvenga attraverso i canali della rete”, pag 28, esilarante capitolo di un pioniere su msn)!
“Per esempio l’uso di Messenger che hanno imposto sadicamente anche a me! In pochissimo tempo mi sono ritrovato immerso in uno zoo tecnologico, un mondo totalmente impazzito! Questi mezzi portano all’omologazione ma allo stesso tempo sono interessanti perché pur sempre veicoli di comunicazione tra le persone”.
“In fondo è un’occasione per tutti, per me come per voi” si legge a pag. 16 del tuo libro. Cosa pensi che a loro sia rimasto di questa esperienza? Li senti ancora su msn?
“Li sento e li vedo costantemente. Per me è stato molto arricchente, e credo che a loro abbia dato moltissimo comunque. Alla fine ci siamo detti che è stato un regalo reciproco: non solo quello di passare del tempo insieme, ma soprattutto abbattere il muro che ci separa, bucando la percezione dell’età a comparti stagno. Buttando giù la palizzata che divide adulti da ragazzi, ci abbiamo guadagnato tutti in arricchimento interiore”.
E di Catania che ne pensi? La conoscevi già?
“Non la conosco, ci sono rimbalzato solo una volta quando sono andato a Zafferana per il Premio Brancati. Ma me la raccontavano da molti anni i miei amici giornalisti musicali come una città particolarmente vivace, viva. E stasera me la vivrò”.
Infine, ti chiediamo un consiglio per i giovani che vorrebbero intraprendere la tua stessa professione.
“C’è un unico consiglio: scrivere tanto, leggere tantissimo, informarsi costantemente, non mollare mai! Io penso che mai come adesso in Italia ci siano state così tante piccole case editrici molto attente ai nuovi talenti. È vero che il mondo intorno non aiuta, ma ritengo che è proprio nelle situazioni di difficoltà che le persone hanno sempre dimostrato capacità di coesione e forza collettiva, sono quelli i momenti in cui si scoprono gli altri. Quindi, credeteci!”.