L'operazione Master Bet ha fatto luce sulla rete di puntate clandestine che partivano soprattutto dal Catanese. A carico di sette siciliani sono stati disposti gli arresti domiciliari. «Solo i gestori vincono sempre», spiega il reggente della Procura etnea Michelangelo Patanè
Scommesse illegali, 27 locali sequestrati in Sicilia «Un giro d’affari da diversi milioni di euro al mese»
Un giro di scommesse «da 100mila euro di bonifici al giorno», dice al telefono uno degli intercettati, parlando con un complice. La polizia postale di Catania ha fatto luce su una rete di gioco d’azzardo clandestino che ha portato all’iscrizione di 107 persone nel registro degli indagati, 13 di queste destinatarie del provvedimento di arresto ai domiciliari. Sette sono siciliani, tre di loro ancora irreperibili. Ventisette esercizi commerciali chiusi nell’Isola, 15 nel Catanese.
L’indagine, chiamata Master Bet, è partita nel 2015 dall’analisi di sette siti internet in cui venivano piazzate le puntate. Scoperti i gestori delle piattaforme, è stato possibile tracciare il profilo piramidale dell’associazione. Da chi metteva a disposizione gli spazi sul web, passando per gli allibratori, fino a giungere ai clienti. «Un’attività di tipo gerarchico, basata sulla percentuale di profitto da reperire – dice il dirigente della polizia postale Marcello La Bella -. I capi-area ricavavano il 10 per cento, mentre gli agenti fino al 3 per cento delle somme scommesse».
È la prima volta che le forze dell’ordine riescono a delineare la struttura e il modo di operare di un’associazione dedita al gioco d’azzardo clandestino on line. «Si ritiene che possa essere uno schema comune anche alle altre organizzazioni, che operano in Italia e nel mondo», aggiunge il dirigente della polizia postale. L’ordinanza che muove il provvedimento supera le 600 pagine. All’interno spicca il nome del 37enne agrigentino Francesco Airò, ancora irreperibile, arrestato di recente – sempre per reati nel campo delle scommesse – insieme a esponenti della camorra salernitana.
«Non sono emersi contatti con la criminalità organizzata locale – precisa La Bella – e neppure rilievi riguardanti combine sportive». Le piattaforme web, dove arrivavano le puntate, si trovavano a Malta. Ma gli scommettitori giocavano da tutta Italia, soprattutto dalla Sicilia. In Italia sono stati sequestrati 46 esercizi commerciali – non solo ricevitorie, ma anche bar e tabacchini – dai quali era possibile raggiungere i siti illegali: 15 a Catania, otto a Cagliari, sei a Palermo, quattro a Napoli, tre a Salerno, due a Roma e Ragusa, uno a Caserta, Cosenza, Siracusa, Messina, Caltanissetta e Trapani.
«Chi ha il vizio di giocare si rivolge a questi canali – spiega il reggente della Procura di Catania Michelangelo Patanè – perché la percentuale di vincita è maggiore, visto che non vengono pagate tasse allo Stato». I soggetti coinvolti sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all’organizzazione e alla raccolta illegale di gioco di azzardo on line in Italia e all’estero. Tutto senza alcuna autorizzazione statale. «A dispetto delle vincite che gli scommettitori possono pensare di realizzare – conclude Patanè – è solo chi organizza le scommesse a vincere sempre. Si parla di diversi milioni di euro al mese».
Gli arresti domiciliari sono stati disposti, oltre che per Airò, anche per il 60enne Antonino Impellizzeri e i 30enni Marcoantonio Patti e Gabriele Impellizzeri, tutti catanesi e l’ultimo dei quali irreperibile. La stessa misura è stata disposta anche per il 38enne Vicenzo Provenza, il 45enne Gaetano Terrana, il 37enne Ignazio Casapinta, tutti palermitani. Oltre che per il 43enne romano Riccardo Tamiro, il 46enne napoletano Antonio Riccardi, il 25enne cagliaritano Giovanni Arba, il 57enne foggiano Michele Vigiano, il 27enne Ivan Scalesi e il 24enne Giuseppe Cicalese, entrambi salernitani.