Non c'è nessuna occupazione abusiva della spiaggia. Possono tirare un sospiro di sollievo tutti i fan del commissario più famoso d'Italia. L'ordinanza di demolizione del 1992, denunciata da Le Iene, è superata dalla decisione di tre anni dopo. «Il suolo fu legittimamente acquistato nel 1925», spiega Pietro Di Quattro
«La terrazza di Montalbano perfettamente legale» Una sentenza del 1995 dà ragione ai proprietari
A Punta Secca, attorno alla casa del commissario Montalbano, il via vai di residenti e turisti non si ferma. Anzi, la curiosità aumenta in questi giorni durante i quali la troupe della fiction con Luca Zingaretti sta montando il set in vista delle riprese per le nuove puntate, che inizieranno la settimana prossima. Ma l’eco del presunto caso di abusivismo sollevato da Le Iene ha varcato i confini siciliani e nazionali. «Bisogna essere realisti, qui i turisti vengono per la casa, i casi di abusivismo sono altri», dice una ragazza bulgara innamorata della cultura italiana e in visita insieme al compagno.
A fare chiarezza sulla vicenda è il proprietario della villetta sul mare, Pietro Di Quattro, che ha ereditato la struttura dal nonno, suo omonimo. «La vicenda nasce da un presupposto corretto solo che giunge a conclusioni inesatte», spiega. L’accusa poggia su un’ordinanza di demolizione, fatta pervenire dalla Capitaneria di porto di Siracusa al signor Di Quattro nel 1992. Il documento accusa i proprietari di aver occupato abusivamente il suolo demaniale, cioè la spiaggia, per un totale di 24 metri quadri, cioè la superficie occupata proprio dal famoso terrazzino dove Montalbano ama fare colazione. I Di Quattro si oppongono e durante il dibattimento presentano l’atto di vendita, datato 1925, con cui si attesta il regolare acquisto dei privati dal provveditorato dello Stato. «Non vi fu alcuna occupazione abusiva in quanto il suolo fu legittimamente acquistato e non esiste nessuna responsabilità penale», scrive il pretore di Ragusa nella sentenza del 18 gennaio 1995. E per quanto riguarda la distanza dal mare, la costruzione della casa risale all’800, così come molte altre di Punta Secca, periodo in cui non esistevano limitazioni in tal senso.
A trarre in inganno potrebbero essere i numeri. Nell’ordinanza di demolizione si parla di 44 metri quadrati. Ma di questi solo 24 appartengono alla famiglia Di Quattro e sono proprio quelli dell’ormai famossissimo terrazzino. «La restante parte è del nostro vicino, niente a che vedere con casa nostra, quella usata dal commssario Montalbano», sottolinea il proprietario. Ed è per questi rimanenti 20 metri quadri che, nella stessa sentenza del 1995, il giudice sottolinea che «quest’ultimo non ha fatto opposizione e pertanto nei suoi confronti non è stato revocato il decreto penale».
«Questo caso è stato artatamente costruito, ho provato invano a spiegarlo a Le Iene: il terrazzo risulta perfettamente legale», sottolinea Di Quattro. Il proprietario non è l’unico a Santa Croce Camerina, Comune dove si trova la casa, a pensarla così. Diversi residenti e la stessa sindaca Franca Iurato legano questa vicenda a quella dell’abbattimento della caserma sul mare, al posto della quale sta per essere costruito un belvedere sul mare, in uno scorcio incatevole. Decisione che, secondo la prima cittadina, avrebbe dato fastidio a chi preferiva destinare quella superficie ad altre attività, in primis un albergo.
Sulla vicenda della casa di Montalbano nei giorni scorsi era intervenuto anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, per difendere il bene e avanzare l’ipotesi di apporre «il vincolo monumentale, in considerazione del suo valore storico e culturale». Di Quattro lo ringrazia, ma precisa: «Vorrei fugare l’idea che il vincolo sia un modo di raggirare il problema, non si tratta di una sanatoria, perché – conclude – la casa è perfettamente legittima a prescindere da futuri vincoli». Nelle scorse ore, intanto, la Procura di Ragusa ha fatto sapere di essere intenzionata, comunque, ad acquisire «tutta la documentazione disponibile, ovunque si trovi».