Dopo essere guarito da un tumore al cervello e aver imparato a meorizzare tramite le emozioni, il 26enne ha deciso di impegnarsi verso i più piccoli, per dimostrare che «tutti i bambini del mondo sono uguali». Di recente è stato ospite dell'Onu, nell'ambito del progetto Change the world 2016
Dalla malattia al giro del mondo per gli orfanotrofi Il viaggio di Andrea Caschetto raccontato all’Onu
Nel 2005, a soli 15 anni, ha sconfitto un tumore al cervello. Più di dieci anni dopo si ritrova a raccontare del suo giro del mondo attraverso gli orfanotrofi al Change the world 2016, il programma di simulazione dell’Onu che coinvolge ogni anno migliaia di ragazzi da tutto il pianeta. È Andrea Caschetto, 26enne ragusano che con la sua energia e il suo sorriso ha conquistato la platea del Palazzo di Vetro, guadagnando una standing ovation finale.
Al microfono ha ricostruito la sua storia e lo ha fatto orgogliosamente in inglese, lingua che è riuscito a padroneggiare nonostante i medici, dopo l’intervento, gli avessero detto che non avrebbe più avuto la capacità di memorizzare e imparare nulla. «Non avevo preparato nessun discorso – spiega a Meridionews – avevo scritto qualche appunto su un post-it che non ho neanche guardato, ho preferito parlare a getto. Avevo deciso di tenere la conferenza in italiano ma poi ho cambiato idea, per dimostrare ai ragazzi che avevo davanti che bisogna credere in noi stessi. E per me è stata una vittoria».
Per riuscire a collezionare ricordi, dopo l’operazione ha dovuto cambiare metodo. Dopo un viaggio in Africa nel 2009 si è accorto che nella memoria gli erano rimasti impressi i luoghi che aveva visitato e i volti di chi aveva incontrato. Quest’esperienza gli ha fatto scoprire che le immagini e le emozioni riescono a penetrare nella memoria a lungo termine. Così dopo la laurea in cooperazione internazionale per lo sviluppo, altro obiettivo che molti consideravano per lui irraggiungibile, ha deciso di partire per un progetto ambizioso: fare il giro del mondo attraverso gli orfanotrofi. Grazie a un piccolo contributo della sua università a febbraio 2015 è partito dallo Sri Lanka, e ha attraversato Asia, America ed Europa, concludendo il suo viaggio in Africa. Dove in Uganda, a novembre, ha visitato l’ultima struttura.
«L’obiettivo del viaggio – racconta – era dimostrare che le culture nel mondo sono diverse, ma i bambini sono tutti uguali. Tutti hanno risposto allo stesso modo alle attività pedagogiche che ho proposto e tutti hanno questa predisposizione al sorriso, a prescindere dalle condizioni di povertà in cui vivono». Andrea adesso sta raccontando del suo viaggio nelle scuole d’Italia grazie alla sponsorizzazione di Scuolazoo, ma la voglia di ripartire è tanta e confessa che sta già valutando l’ipotesi di rimettersi in viaggio, dopo l’ultima conferenza in programma il 10 aprile.
Mete possibili Cina, Venezuela e Nigeria, sempre da vivere attraverso gli occhi dei bambini degli orfanotrofi. «Ai ragazzi – dice parlando della sua esperienza nelle scuole – cerco di trasmettere il messaggio che niente è impossibile e che la vita va vissuta e va oltre i social e whatsapp». A ottobre uscirà il suo libro Dove nasce l’arcobaleno che racconta la sua esperienza anche attraverso le storie di sette orfani, che lo hanno particolarmente colpito, senza riferimenti a luoghi o nomi per rispettare l’anonimato dei piccoli. Il ricavato andrà interamente devoluto in beneficenza.
Tra i sogni per ora rimasti nel cassetto per mancanza di uno sponsor, anche quello di realizzare il giro del mondo in carrozzella. «Dopo l’intervento sono stato due mesi su una sedia a rotelle – conclude – e mi piacerebbe dimostrare a tutti che anche da seduti è possibile intraprendere un viaggio del genere e regalare speranza e un sorriso a tante persone».