Per il direttore del Disum Giancarlo Magnano San Lio vanno chiarite le modalità con cui i fotografi operano. Anche se non ha «mai assistito a strani atteggiamenti». Neanche da parte di Di Giorgio, il professionista che promette di querelare gli studenti. Che replicano: «Nessun insulto, solo recensioni»
Università, ateneo interviene su fotografi alle lauree «Necessario un regolamento, ma mai avuti problemi»
«Un regolamento? Potrebbe essere utile». Nella polemica tra studenti universitari e fotografi interviene anche l’ateneo. Il direttore del dipartimento di Scienze umanistiche, il professore Giancarlo Magnano San Lio, apre le porte alla possibilità di redigere delle norme che chiariscano le modalità di svolgimento delle lauree, per quanto riguarda la presenza dei fotografi. «Chi dice che mancano delle regole specifiche – dichiara – dice la verità. Si tratta di una misura che forse andrebbe presa per evitare fraintendimenti e mettere tutti nelle condizioni di operare con più serenità». Il docente, tuttavia, tiene a sottolineare come fino a oggi le sedute si siano svolte senza particolari problemi. Così che la querelle nata sul web – con tanto di raccolta firme on line da una parte, e minacce di querela dall’altra – avrebbe assunto toni eccessivi: «Facendo spesso parte delle commissioni di laurea – continua Magnano San Lio – posso dire che non mi è mai capitato di assistere a strani atteggiamenti da parte dei fotografi presenti in sala né a momenti di tensione con gli studenti».
Ed esagerate sarebbero anche le presunte accuse di «mafiosità» rivolte ad Angelo Di Giorgio, il titolare dello studio fotografico che maggiormente opera all’interno del Disum. «Ho sempre trovato professionali gli operatori che vengono alle lauree – prosegue -. Anzi posso dire che ogni tanto danno volontariamente anche una mano nell’organizzare l’ingresso dei ragazzi». La presenza di Di Giorgio – spesso l’unico professionista a lavorare nell’auditorium dell’ex Monastero dei benedettini – non è legata ad alcun accordo: «Qualsiasi fotografo potrebbe venire a lavorare». Ed è questo uno dei motivi per cui secondo il senatore accademico ci sarebbe bisogno di redigere un regolamento: «L’obiettivo deve essere quello di garantire il massimo rispetto per studenti e commissione di laurea – aggiunge -. Fatto che fino a oggi è avvenuto, ma che un domani, se arrivassero più fotografi, potrebbe essere a rischio». Un bando? «Perché no», conclude Magnano San Lio.
Intanto, a rispondere a Di Giorgio – che a MeridioNews ha dichiarato di voler difendere l’immagine del proprio studio dall’azione di un gruppo di ragazzi che, secondo lui, vorrebbero soltanto screditare la professionalità del fotografo – sono le stesse promotrici della raccolta firme: «Sappiamo tutti come quello della laurea sia per studenti e genitori un momento molto importante – scrivono in una lettera al giornale – ed è per questo nasce la voglia di poter scegliere quale sia il miglior servizio». Desiderio che però verrebbe in parte frenato quando «tutti si rendono conto che c’è già un fotografo in aula, che ha piazzato un treppiedi e detiene la libertà di muoversi indisturbato per effettuare al meglio le sue foto e le sue riprese. Chi l’ha autorizzato?», chiedono le studenti.
Il riferimento a Di Giorgio è indiretto, anche perché le promotrici sottolineano di non avere nulla contro il professionista in sé, quanto di non essere d’accordo riguardo alle disparità di condizioni in cui gli altri sono costretti a operare: «Fotografi ingaggiati dagli studenti – si legge – si accontentano o per meglio dire si sentono obbligati a dover esercitare la loro attività relegati in un cantuccio». È proprio per questo, dunque, che c’è bisogno che l’ateneo adotti una soluzione: «Se sono stati avanzati dubbi sulla trasparenza del servizio – chiariscono – sono esclusivamente da imputarsi all’università di Catania, che non è in grado di uniformarsi alle norme vigenti in molti atenei italiani». Le studenti, poi, annunciano di aver consegnato ai rappresentanti del dipartimento una bozza di regolamento, che arriverà presto sul tavolo del senato accademico. Una battuta, infine, sul rischio di essere denunciate per diffamazione: «Ci sembra ridicolo – concludono -. Noi non abbiamo mai insultato nessuno, se qualcuno ha espresso giudizi personali, condivisibili o meno, si tratta di semplici recensioni a un servizio».