L'incontro è servito per dare vita all'ente che dovrà sostituire l'Ato. In una terra che ha nella gestione del servizio idrico una delle criticità più serie. A partire dai recenti sequestri agli impianti di depurazione gestiti da Girgenti Acque, la società che ha in mano le reti idriche del 90 per cento della provincia
Agrigento, riunione dei sindaci per formare l’Ati «Tutti i Comuni dovranno avere lo stesso peso»
Prende pian piano forma l’Ati, l’Assemblea territoriale idrica, che dovrà raccogliere i comuni della provincia agrigentina nella gestione dell’acqua in seguito alla legge regionale 19/2015 che attribuisce al nuovo ente, che sostituirà l’Ato, i poteri e le funzioni dell’Autorità d’Ambito. Stando infatti alla circolare, inviata dall’assessora Vania Contrafatto ai sindaci, saranno proprio loro a dover prendere in gestione il servizio idrico che, stando al referendum del 2011, dovrebbe passare in mano ai comuni.
Il primo incontro si è svolto a Racalmuto, alcuni giorni dopo le vicende riguardanti il sequestro di cinque depuratori in tutta la provincia, ultimo in ordine di tempo quello del Villaggio Mosè, tutti gestiti dalla Girgenti Acque, la società che ha in mano le reti idriche di circa 90 per cento dell’Agrigentino. A guidare i lavori della nuova assemblea è stato il sindaco Emilio Messana, che ha ricordato che, stando alla circolare regionale, i primi cittadini avrebbero dovuto ricevere la prima chiamata dal commissario straordinario della provincia, posto rimasto però vacante dopo le dimissioni di Marcello Maisano. «Compiamo il primo passo – ha dichiarato il primo cittadino – verso questa nuova avventura che ci vede protagonisti. Doveva essere la Provincia a convocare questa assemblea, ma in questo caos siamo anche senza commissario quindi tocca a noi darci dare fare».
All’assemblea hanno preso parte 14 comuni, tra cui alcuni, come Santa Elisabetta, che possiedono già reti idriche comunali, ma che vogliono dare una mano a chi è sotto la gestione di Girgenti Acque: «Grazie al possesso della rete idrica abbiamo ricavato delle economie dal pagamento delle tasse – ha spiegato il sindaco sabettese Mimmo Gueli -. Se sono presente è perché tutti i comuni devono riappropriarsi delle proprie reti». Far parte dell’Ati non prevederà emolumenti, cosa che invece spettava a chi aveva cariche nei precedenti enti.
Mentre la parola d’ordine per tutti è «equilibrio», come ricorda il sindaco di Castrofilippo Calogero Sferrazza: «Abbiamo il potere di essere noi a determinare questo nuovo statuto – ha commentato -. Dobbiamo fare in modo che le decisioni dei Comuni, dal più piccolo al più grande, abbiano lo stesso peso. A differenza di quanto accadeva con i precedenti raggruppamenti, dove una decisione del Comune di Agrigento valeva più di quella di tutti gli altri Comuni messi insieme». La prossima settimana i sindaci, anche quelli assenti alla prima riunione, si incontreranno di nuovo per stabilire le cariche.